Fecondazione assistita con l’AI: nato il primo bambino. Si sta oltrepassando il limite!

Fecondazione assistita con l’AI: nato il primo bambino. Si sta oltrepassando il limite!

Non è più solo fantascienza: oggi un bambino può nascere senza che una mano umana abbia mai sfiorato l’ovulo o lo spermatozoo.

Un robot, guidato da un’intelligenza artificiale, fa tutto. E noi dovremmo applaudire?

Siamo arrivati al punto in cui anche la creazione della vita – l’atto più intimo, fragile e profondamente umano che esista – viene delegata a un algoritmo. Una macchina, programmata da altri uomini, decide quando, come e con quale precisione far nascere un figlio.

Grazie a una piattaforma completamente automatizzata, l’intelligenza artificiale è stata utilizzata per eseguire una tecnica di fecondazione chiamata “ICSI” – iniezione intracitoplasmatica dello spermatozoo.

Questa tecnica esiste dagli anni ’90, ma finora richiedeva la mano esperta di un embriologo. Oggi, invece, una macchina si occupa di tutto.

La piattaforma sviluppata dall’azienda Conceivable Life Sciences è in grado di svolgere autonomamente tutte e 23 le fasi del procedimento, guidando con estrema precisione un minuscolo ago robotico che inietta lo spermatozoo direttamente nell’ovulo.

Un’operazione chirurgica della vita… fatta da un computer. Ebbene, questo non è più un esperimento da laboratorio: è già successo!

Una donna di 40 anni è rimasta incinta grazie a questo sistema, operato da remoto, a distanza di chilometri. L’intervento – totalmente gestito dall’AI – ha richiesto meno di dieci minuti per ciascuno dei cinque ovuli trattati.

Ma è davvero questo il futuro che vogliamo? Non possiamo rimanere in silenzio. Questo non è progresso: è disumanizzazione!

È il passo più pericoloso di una deriva già avviata con la fecondazione assistita, ora spinta all’estremo con l'automatizzazione totale del concepimento.

È ora di dire basta! Di fermarci, riflettere e chiederci: vogliamo davvero vivere in un mondo dove anche la nascita è un processo automatizzato, clinico, senz’anima?

 

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