Giorgia Meloni e il Papa assieme a Roma: si lavori ad una cultura della vita che riparta dalla speranza
Si sta tenendo a Roma la due giorni dedicata agli Stati Generali della Natalità.
Ieri e oggi si sono susseguiti dal palco dell’Auditorium della Conciliazione i principali rappresentanti del mondo della politica e della società.
Qualche ora fa, in occasione della giornata conclusiva dell’evento, hanno parlato il presidente del Consiglio Giorgia Meloni e Papa Francesco.
Il premier ha indicato le principali misure adottate dal Governo e soprattutto ha spiegato «la visione di fondo che ci muove».
C’è la consapevolezza, caro sostenitore, di una situazione che noi denunciamo da sempre.
Ossia che «la denatalità non dipende solo da questioni materiali», come ha sottolineato Giorgia Meloni.
Lei ha infatti giustamente rimarcato come il problema denatalità «dipende anche dalla capacità che una società ha di percepirsi come vitale, di pensarsi nei decenni a venire. E questo a noi è mancato. Questa è la nostra prima e più grande sfida».
Il giusto approccio da seguire non è quello da “Stato etico”, ha ribadito il premier, ma quello indicato dalla Dottrina sociale della Chiesa, ovvero:
«quello sussidiario: il compito dello Stato è creare le condizioni favorevoli, con l’ambiente normativo e soprattutto sul piano culturale, allo sviluppo e alla famiglia (…)
Vogliamo una nazione in cui fare un figlio è una scelta bellissima, che non ti toglie niente, non ti impedisce niente e ti dà tantissimo. Per decenni la cultura dominante ci ha detto il contrario (…)».
Ed è evidente che il riferimento è a quella cultura sessantottina e post sessantottina ancora viva e vegeta, che ha sempre posto dinanzi al proprio orizzonte mentale esclusivamente i diritti dell’individuo, slegati da qualsiasi dovere verso la comunità d’appartenenza.
«noi vogliamo dire che, qualsiasi siano le inclinazioni di ciascuno, siamo tutti nati da un uomo e una donna, la maternità non è in vendita, gli uteri non si affittano, i figli non sono prodotti da banco che puoi scegliere sullo scaffale come se fossi al supermercato e magari poi restituire se il prodotto non è quello che ti aspettavi», ha infine concluso Giorgia Meloni.
L’intervento del Papa, invece, è ruotato intorno al tema della speranza.
«La nascita dei figli – ha osservato il Pontefice – è l’indicatore principale per misurare la speranza di un popolo. Se ne nascono pochi vuol dire che c’è poca speranza».
Spetta ad una lungimirante «azione sociale, intellettuale, artistica, politica nel senso più alto della parola» alimentare speranza.
Senza cullarci troppo sugli allori, ti diciamo che siamo contenti che al Governo del nostro Paese per una volta vi sia una consapevolezza più profonda del tema denatalità.
E siamo contenti anche del fatto che abbia sentito la parola “cultura”.
Bisogna difendere e promuovere una sana cultura della vita, che poi non è altro che la cultura della speranza indicataci da papa Francesco, altrimenti non se ne verrà mai fuori.
Vogliamo ricordarti a questo proposito delle parole a cui teniamo molto, che sono tratte dall’introduzione all’enciclica Spe Salvi di Benedetto XVI.
Ti consigliamo di leggerle e meditarci su. Inizierai a comprendere qual è la speranza di cui parla il Papa e che deve costituire l’elemento indispensabile per la riuscita dell’azione politica che si ritenga più adatta.
«“SPE SALVI facti sumus”» – nella speranza siamo stati salvati, dice san Paolo ai Romani e anche a noi (Rm 8,24). La redenzione ci è offerta nel senso che ci è stata donata la speranza, una speranza affidabile, in virtù della quale noi possiamo affrontare il nostro presente: il presente, anche un presente faticoso, può essere vissuto ed accettato se conduce verso una meta e se di questa meta noi possiamo essere sicuri, se questa meta è così grande da giustificare la fatica del cammino».
Ci affidiamo alla tua generosità e al tuo sostegno per difendere e rilanciare una cultura della vita che parta dalla speranza.