
Gran Bretagna, settimana tragica per la vita: legalizzati aborto tardivo e suicidio assistito!
Mentre gli occhi del mondo erano puntati sulle tensioni in Medio Oriente, la Gran Bretagna ha vissuto una svolta epocale — e drammatica — approvando in pochi giorni due leggi che scardinano alle fondamenta la tutela della vita: la depenalizzazione dell’aborto oltre le 24 settimane e l’introduzione della morte assistita.
Due colpi precisi sferrati al cuore di una società che sembra ormai incapace di riconoscere il valore inviolabile di ogni essere umano.
Depenalizzazione dell’aborto tardivo: un passo verso l’infanticidio
Il primo colpo è arrivato con un emendamento al “Crime and Policing Bill”, approvato alla Camera dei Comuni con 379 voti favorevoli e 137 contrari, che di fatto depenalizza l’aborto oltre le 24 settimane di gestazione.
Fino ad oggi, questa soglia rappresentava un limite invalicabile, se non in casi estremi di grave rischio per la salute della madre o del feto. Ora, pur rimanendo formalmente in vigore, ogni violazione non sarà più perseguita penalmente.
Un caso su tutti ha scosso l’opinione pubblica e favorito l’emendamento: quello di Nicola Packer, arrestata dopo aver assunto farmaci abortivi durante il lockdown, senza sapere di essere incinta da oltre 26 settimane. È stata successivamente assolta.
E mentre gli attivisti pro-choice festeggiano questa come una “giornata storica per i diritti delle donne”, chi ancora ha a cuore la difesa della vita non può che rabbrividire.
L’aborto tardivo, oggi non più punibile, equivale nei fatti a negare dignità a un essere umano prossimo alla nascita, spesso già formato, capace di sentire dolore e perfino di reagire agli stimoli.
La morte assistita: una falsa compassione
A pochi giorni di distanza, un secondo provvedimento ha sancito un altro scivolamento etico.
Con 314 voti favorevoli contro 291, è stato approvato un disegno di legge che introduce per la prima volta il diritto alla morte assistita per persone con malattie terminali e una prospettiva di vita inferiore ai sei mesi.
Il testo prevede l’intervento di due medici e di una commissione (composta da uno psichiatra, un assistente sociale e un legale) per evitare abusi.
Ma è lecito delegare allo Stato — o peggio, alla solitudine e al dolore — il potere di decidere chi può morire e quando?
La deputata Kim Leadbeater, promotrice del disegno di legge, ha parlato di “scelta compassionevole”. Ma dov’è la vera compassione se si offre la morte invece della cura?
La voce della coscienza: un appello per chi ama la vita
Le parole di Madre Teresa, nel celebre discorso del 1994 al National Prayer Breakfast di Washington, risuonano oggi più attuali che mai:
“Se una madre può uccidere il proprio figlio, nel suo stesso grembo, che cosa impedisce a me di uccidere te e a te di uccidere me?”
Con questa domanda, la Santa di Calcutta poneva a nudo il paradosso di un’umanità che tollera — e ora celebra — l’uccisione dei suoi membri più indifesi.
Una cultura che normalizza l’aborto tardivo e la morte assistita non è una civiltà, ma una società in caduta libera.
Una deriva culturale che riguarda anche l’Italia
Non è solo l’Inghilterra a lasciare intravedere questa pericolosa tendenza.
In Italia, la Sardegna — seguendo l'esempio della Sicilia — ha recentemente ribadito come garantire l’interruzione volontaria di gravidanza sia un “dovere etico”.
Così ha dichiarato l’onorevole regionale Valdo Di Nolfo, secondo cui le istituzioni sarde devono impegnarsi attivamente per rendere sempre più accessibile, e non più una scelta residuale, l’aborto.
Se anche in Italia il concetto di aborto si trasforma in un imperativo morale – un “dovere etico” – allora la resa è completa: stiamo cedendo alla logica della morte, non della vita.
Per questo, se non l’hai ancora fatto, ti invitiamo a firmare subito la petizione “Fermiamo l’aborto chimico!”, promossa da Generazione Voglio Vivere. Un gesto concreto per difendere la vita!
Inoltre, vogliamo potenziare la nostra grande campagna di sensibilizzazione su Facebook, per scuotere le coscienze e allertare il maggior numero possibile di persone riguardo a questa pericolosa deriva.
Tuttavia, un’iniziativa di questo tipo comporta dei costi che, da soli, non siamo in grado di affrontare. Per questo, abbiamo bisogno del tuo aiuto. Contiamo su di te!
Chi ama la vita non può restare in silenzio! Perché domani non ci sarà tempo per pentimenti.