
I cadaveri non piangono e non partoriscono…
«Il più grande equivoco è che la donazione d’organi avvenga dopo la morte. Questo non è vero».
È quanto ha dichiarato a chiare lettere, in una recente intervista al quotidiano olandese online NieuwRechts, Annet Wood del Comité Orgaandonatie Alert.
Ed ha precisato: «Si tratta di persone, che sono state dichiarate legalmente morte, ma che biologicamente sono ancora vive».
Il che cambia di molto le cose. Ha fatto rumore, nei Paesi Bassi, il caso di Esmee Feenstra. Era stata dichiarata «cerebralmente morta», per cui era stato autorizzato il prelievo dei suoi organi.
Mentre i medici stavano però preparandosi per procedere all’espianto, sua sorella si è accorta che una lacrima le stava scendendo da una guancia.
A quel punto, informati i sanitari, è stata immediatamente annullata la procedura d’intervento. Esmee Feenstra si è ripresa, ha potuto proseguire gli studi e si è felicemente laureata.
Ma, se non fosse stato per quella lacrima, la vicenda si sarebbe probabilmente conclusa in un modo molto diverso…
Vogliamo raccontarti un'altra storia autentica, molto recente. Lo scorso febbraio, in Georgia, Adriana Smith, infermiera di Atlanta, è stata ricoverata d’urgenza.
Si erano verificati coaguli di sangue nel suo cervello. È stata dichiarata quindi “cerebralmente morta” dal personale dell’Emory University Hospital. Ma la giovane era incinta di otto settimane.
Per questa sola ragione non le sono stati tolti i supporti vitali, proseguiti per altri quattro mesi, così da consentirle di portare a termine la gravidanza.
Lo scorso 13 giugno, infatti, le è stato praticato un parto cesareo ed Adriana ha partorito un bellissimo bimbo di 1 chilo e mezzo.
Ora, un cadavere non può partorire. Infatti non c’è alcun cadavere. Ma, se non avesse atteso un bambino, una volta dichiarata “cerebralmente morta”, sarebbero state staccate le macchine e addio.
Il dubbio fondato è che vi siano casi in cui l’attività cerebrale sia ancora presente anche in chi venga dichiarato “cerebralmente morto” e quindi candidato alla donazione d’organi.
Semplicemente, le nostre attuali apparecchiature non sarebbero in grado di rilevarla. Ma questo non significa affatto che non vi sia.
Del resto, il fatto che il cervello possa essere “spento”, non significa che sia anche morto, perché le sue cellule, benché inattive, non sono in necrosi.
Il criterio della morte cerebrale non accerta dunque l’effettivo decesso del paziente; anzi, questi – secondo Annet Wood – sarebbe sovente in grado di sentire quanto familiari e medici si dicono.
Semplicemente non riuscirebbe ad interagire con loro, né a muoversi o a causa della patologia oppure a causa dei rilassanti muscolari somministratigli.
In molti casi, tuttavia, le operazioni fisiologiche dell’organismo sussistono, anche quando il cervello venga dichiarato “morto”.
Il battito cardiaco è presente, avviene lo scambio gassoso nei polmoni, il sistema termoregolatorio e immunitario funzionano.
Sono presenti l’omeostasi biologica, così come le funzioni endocrina, digerente ed escretiva; il metabolismo generale si conserva, le ferite guariscono e via elencando.
Ma questo l’opinione pubblica non lo sa. L’espianto degli organi le viene quasi sempre presentato dai media come una pratica virtuosa, un nobile gesto d’amore e d’altruismo.
Per questo è nostro dovere invece informare, cosicché la gente possa realmente farsi un’idea ed esprimere un giudizio consapevole.
È necessario allora lanciare una vasta campagna d’informazione. Per questo ci serviremo dei social, che sono il mezzo più veloce ed efficace per raggiungere tanti in poco tempo.
Ma tale operazione ha un costo che da soli non riusciremmo a sostenere. Per questo, abbiamo bisogno del tuo aiuto!
È molto importante. Annett Wood ha rivelato come in Olanda, nel 2008, fosse stato predisposto un «piano generale», affinché stampa, scuola e sanità promuovessero la donazione d’organi.
Ha evidenziato anche come una sorta di «clima di paura» circondi i medici che nutrano perplessità o dubbi in materia, suggerendo loro di non esprimersi, di tacere.
Nei Paesi Bassi viene riconosciuto un bonus economico alla Fondazione Trapianti per ogni intervento eseguito. Secondo Wood, quella degli espianti d’organi è «un’industria multimilionaria».
Dei costi in Italia si fa interamente carico il Servizio Sanitario Nazionale. Qui da noi, nel Regno Unito ed in altri Paesi vale il principio del silenzio assenso.
Vale a dire: chiunque formalmente non dichiari di non voler essere donatore d’organi, lo diventa d’ufficio.
Si tratta però di un procedimento di per sé iniquo, poiché è improprio assegnare all’inerzia del privato cittadino valore di un esplicito consenso, che viceversa manca.
Questo modo di procedere è scorretto, fuorviante, frettoloso, in una parola assolutamente poco trasparente.
Per questo è necessario che tutti lo sappiano. Ecco perché è urgente lanciare una vasta campagna di sensibilizzazione online, che ci consenta di trovare anche nuovi amici pronti ad unirsi a noi.
Non farci mancare il tuo sostegno. Aiutaci con la tua migliore offerta!
È una battaglia per la verità! È una battaglia per la Vita!