Il ddl Valditara sul consenso informato arriva in Aula: un passo storico per la libertà educativa!
C’è qualcosa di profondamente sbagliato quando la scuola, invece di educare, comincia a confondere.
Quando nelle aule dove dovrebbero entrare insegnanti preparati, fanno irruzione attivisti ideologizzati, drag queen o performer, pronti a parlare di “fluidità di genere”, “utero in affitto” e “identità fluide” davanti a bambini che stanno appena imparando a conoscersi.
Episodi come questi sono già accaduti, e ogni genitore sa quanto sia doloroso immaginare i propri figli esposti a simili messaggi, travestiti da “educazione al rispetto”.
Il disegno di legge Valditara sul consenso informato, sostenuto dalla Lega e portato avanti dal deputato Rossano Sasso, nasce proprio per mettere ordine e restituire voce e responsabilità alle famiglie.
Non vieta l’educazione all’affettività, anzi la rafforza.
Ma mette finalmente un argine alle distorsioni ideologiche care a una certa sinistra, che vorrebbe usare la scuola per fare propaganda e ribaltare i valori fondamentali della crescita.
Il provvedimento è stato approvato in Commissione Cultura della Camera, dove — grazie a un emendamento dell’onorevole Giorgia Latini — le scuole medie sono state equiparate alle superiori: in entrambi i casi, le famiglie dovranno essere informate preventivamente su contenuti, relatori e materiali didattici.
Per la scuola dell’infanzia e primaria, invece, la norma esclude del tutto attività o progetti legati alla sessualità, per proteggere i più piccoli da messaggi inadeguati alla loro età.
Il disegno di legge è approdato, il 10 novembre, in Aula alla Camera per la discussione generale. Dopo il voto finale, passerà al Senato, dove dovrà essere approvato in via definitiva.
Come ha ricordato il relatore Sasso: “È giusto che a scuola si parli di educazione all’affettività e al rispetto, di prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili e di gravidanze indesiderate. Ma non accetteremo mai che entrino in classe attivisti o drag queen per parlare ai nostri figli di fluidità di genere o di utero in affitto. La scuola non può essere un laboratorio ideologico.”
Oggi siamo davanti a una scelta!
Possiamo restare in silenzio, mentre un certo pensiero ideologico prova a insinuarsi nelle scuole dei nostri figli, oppure possiamo alzare la voce, insieme, come padri, madri, nonni e cittadini che non vogliono più delegare a nessuno ciò che appartiene al cuore della famiglia: l’educazione.
Per questo, se non l’hai ancora fatto, ti invitiamo a firmare subito la petizione “Proteggiamo i nostri figli dall’indottrinamento ideologico!”, promossa da Generazione Voglio Vivere, per dire chiaramente che l’educazione dei bambini spetta alla famiglia, non a chi vuole imporre un pensiero unico nelle scuole.
E per far arrivare questo messaggio ovunque, ho lanciato una grande campagna di sensibilizzazione online, per raggiungere più genitori, insegnanti e cittadini possibile.
Ma per continuare a potenziarla, abbiamo bisogno anche del tuo aiuto concreto!
Ogni contributo, anche piccolo, ci permette di diffondere la verità, contrastare la propaganda ideologica e difendere insieme il futuro dei nostri figli.
Il principio è chiaro: i genitori hanno diritto di sapere e di scegliere.
Non è lo Stato che educa i figli alla sessualità o alla visione del mondo, ma la famiglia, come sancisce la Costituzione.
Eppure, c’è chi si oppone con rabbia. Pd, M5S e Avs parlano di “arretramento culturale” e accusano la destra di “tacere sulla crescita emotiva dei ragazzi”.
Ma sono gli stessi che — parole loro — dicono che “i figli non sono dei genitori”. Alcuni arrivano perfino a invitare le famiglie dissenzienti a ritirare i figli dalle scuole.
Una mamma di Firenze ha raccontato: “Non voglio che mio figlio si senta sbagliato solo perché è maschio. Voglio che cresca libero, ma radicato nella realtà, non confuso da idee che non capisce.”
Queste parole dicono tutto. È una battaglia di buon senso, non di ideologia!
Vogliamo una scuola che insegni il rispetto, la conoscenza, la verità. Non una scuola che semini confusione o neghi la realtà biologica.
Per questo, chiediamo che il disegno di legge venga approvato senza ulteriori rinvii.
Perché i nostri figli meritano una scuola che insegni a pensare, non a confondersi.