Il Festival del conformismo e delle banalità!
«La gente è convinta di trasgredire e invece si è solo omologata».
Probabilmente è stata questa la cosa più intelligente detta sinora a Sanremo, da quando è iniziato quello che una volta era il Festival della canzone italiana.
Peccato che colui che ha pronunciato queste parole, ossia il “comico” Angelo Duro, sia tristemente scaduto anche lui nel conformismo più triviale, durante il prosieguo del suo monologo.
Eppure quella frase esprime la sintesi di tutto ciò che è diventato Sanremo nella realtà.
Non ti far tediare però.
Sappi, infatti, che dietro Blanco che distrugge i palchi, desiderando richiamare l’attenzione (e che invece riceve i fischi del pubblico dell’Ariston);
dietro Fedez che prende in giro il ministro Roccella, sbeffeggiandola in una “canzone” improvvisata;
dietro il cantante Rosa Chemical che canta: «Ti piace che sono perverso e non mi giudichi se metterò il rossetto in ufficio lunedì, da due passiamo a tre, più siamo e meglio è. Ci dicono di no e adesso ci lasciate fare il sesso (Made in Italy)».
Ebbene dietro tutto questo, e dietro tanto altro ancora, vi è certamente la pretesa di voler riformare da cima a fondo la società, ma ciò deve avvenire in maniera indolore, facendoti abituare pian piano.
In che modo, ti starai chiedendo.
Beh, ad esempio, attraverso la “giovialità” e la cultura “profonda” dei moderni sacerdoti, come Roberto Benigni, che dal “pulpito” dell’Ariston catechizza simpaticamente le folle spiegandoti la Costituzione e soffermandosi particolarmente sull’art. 21, ossia sulla libertà di manifestazione del pensiero.
O anche attraverso la faccia bonaria di Amadeus, che entra assai facilmente nelle case degli italiani in virtù della sua semplicità e, anche qui, della sua simpatia.
Poi a un tratto, però, durante la conferenza stampa, il volto simpatico e ridente del conduttore diventa serio, e comprendi che le parole che sta pronunciando costituiscono l’ennesima prova che ciò che noi andiamo denunciando quotidianamente, è capillarmente messo in atto.
«Ho sempre un po' paura del moralismo – osserva –. Ai bambini va spiegato che esiste una persona diversa da un’altra, un uomo che ama un uomo, una donna che ama una donna: a mio avviso è normale, non ci sono etichette».
Da tale “assioma”, ne deriva di conseguenza un compito ben preciso:
«E questo va portato ovunque, anche nello spettacolo, con il massimo rispetto per tutti. Io educo i miei figli così e non li ho visti mai sconvolti. L’importante è che non si sconvolgano i genitori».
Caro Amadeus, noi non solo non siamo d’accordo con quanto affermi, ma ci batteremo con tutte le energie affinché sia possibile costruire una società nella quale sia normale sposarsi tra uomini e donne e generare figli, con tutta la gioia e la felicità che questo straordinario evento comporta.
I personaggi dell’Ariston non ci rappresentano in alcun modo, ma a ben vedere hanno un merito.
Quale?
Quello di ricordare a noi per cosa combattiamo, cioè per il ristabilimento dell’ordine naturale, in ogni sua forma.
Grazie dunque caro Amadeus, e grazie a molti dei tuoi ospiti per averci ricordato tutto questo.
Adesso però non possiamo che rivolgerci a te e chiederti di essere al nostro fianco in questa battaglia culturale importantissima.
Non farti troppe illusioni recandoti alle urne (cosa in sè importantissima e che non puoi ignorare, motivo per cui ti invitiamo a firmare la relativa petizione in vista delle elezioni regionali 2023, ove non l’avessi già fatto).
Come puoi vedere, però, questa lotta si gioca principalmente sul terreno culturale e formativo.
Dobbiamo perciò incessantemente ricordare queste verità e per farlo è necessario un tuo sostegno alle attività che svolgiamo quotidianamente.