Il Parlamento Europeo condanna la retorica anti-lgbt del governo italiano

Il Parlamento Europeo condanna la retorica anti-lgbt del governo italiano

Il Parlamento Europeo alcuni giorni fa ha condannato il governo italiano, insieme a quelli polacco ed ungherese poiché «legittimano la retorica secondo cui le persone Lgbtiq sono un’ideologia anziché esseri umani».

È quanto si legge in un emendamento presentato dalla delegazione dei Verdi, all’interno di una risoluzione sulla depenalizzazione universale dell’omosessualità, alla luce di quanto avvenuto recentemente in Uganda.

La risoluzione è stata approvata a larga maggioranza, con 416 voti a favore, 62 contrari e 36 astenuti.

Nel testo si legge che l’Europarlamento

«esprime preoccupazione per gli attuali movimenti retorici anti-diritti, anti-gender e anti-Lgbtq a livello globale, alimentati da alcuni leader politici e religiosi in tutto il mondo, anche nell'Ue;

ritiene che tali movimenti ostacolino notevolmente gli sforzi volti a conseguire la depenalizzazione universale dell’omosessualità e dell’identità transgender, in quanto legittimano la retorica secondo cui le persone Lgbtiq sono un’ideologia anziché esseri umani; condanna fermamente la diffusione di tale retorica da parte di alcuni influenti leader politici e governi nell’Ue, come nel caso di Ungheria, Polonia e Italia».

Affermazioni come queste, dal tono così apodittico, non risultano minimamente suffragate dai fatti. Questi ultimi, semmai, attestano che vi è all’opera una realtà ben diversa.

Ci riferiamo a quella che papa Francesco ha spesso definito come “colonizzazione ideologica”, in riferimento alla diffusione e promozione della ideologia gender.

Si tratta, osserva il Pontefice, di «un’ideologia (...) che “nega la differenza e la reciprocità naturale di uomo e donna. Essa prospetta una società senza differenze di sesso, e svuota la base antropologica della famiglia.

Questa ideologia – sottolinea il Pontefice – induce progetti educativi e orientamenti legislativi che promuovono un’identità personale e un’intimità affettiva radicalmente svincolate dalla diversità biologica fra maschio e femmina.

L’identità umana viene consegnata ad un’opzione individualistica, anche mutevole nel tempo”.

È inquietante che alcune ideologie di questo tipo, che pretendono di rispondere a certe aspirazioni a volte comprensibili, cerchino di imporsi come un pensiero unico che determini anche l’educazione dei bambini.

Non si deve ignorare che “sesso biologico (sex) e ruolo sociale-culturale del sesso (gender), si possono distinguere, ma non separare”» (Lett. enc. Amoris Laetitia, n. 56).

Basterebbe prendere queste parole del Santo Padre e metterle a confronto con l’atteggiamento che deve ispirare il cristiano nell’accogliere la persona di tendenza omosessuale, come si evince dal Catechismo (n. 2358), per ben comprendere chi abbia ispirato realmente la scrittura di questo emendamento, ovvero l’assoluta faziosità.

La volontà di inserire a tutti i costi un emendamento del genere dimostra inoltre come la realtà ugandese sia servita come foglia di fico per attaccare politicamente le scelte di governi legittimamente eletti.

Ricorda sempre che si può e si deve essere contro l’ideologia gender e, al contempo, assolutamente vicini alle persone di tendenza omosessuale o lesbica, che sono alla ricerca della loro autentica identità.

Essi, recita il Catechismo, devono essere accolti «con rispetto, compassione, delicatezza».

Non bisogna mai dimenticarlo.

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