In Canada, l’eutanasia è tra le prime cinque cause di morte. E l’Italia è sulla stessa strada?

In Canada, l’eutanasia è tra le prime cinque cause di morte. E l’Italia è sulla stessa strada?

In Canada, oggi, quasi una persona su venti muore per mano dello Stato. Non per incidente, non per guerra. Ma per legge. 

Nel 2023, oltre 15.000 canadesi sono stati uccisi legalmente tramite eutanasia o suicidio assistito. È la quinta causa di morte nel Paese. Un dato agghiacciante che suona come un avvertimento.

E l’Italia? Vuole davvero imboccare la stessa strada?

Nel 2016 il Canada legalizzava il MAiD. Da allora, il numero di morti è esploso. 

Ma ciò che fa più paura non sono solo i numeri, ma le motivazioni: non più solo malattie terminali, ma povertà, solitudine, disabilità, depressione. Si muore perché si è soli, perché si è poveri, perché si è considerati un peso. Si muore perché lo Stato, invece di offrire aiuto, offre la morte.

È questo il progresso che vogliamo importare?

Oggi in Italia si discute una legge sul fine vita e già si parla di compromessi, di aperture trasversali. 

Ma il Canada ci insegna una cosa: non esistono paletti che resistano al tempo. Ciò che nasce come eccezione, diventa norma. Ciò che viene presentato come libertà, si trasforma in pressione, silenziosa e letale.

Non possiamo restare in silenzio! Non possiamo cedere alla retorica dell’“ultima scelta”

Perché non c’è nulla di libero in una scelta fatta per disperazione e non c’è nulla di civile in una società che dice ai più fragili: “Se non ce la fai più, possiamo aiutarti… a morire”.

L’Italia ha ancora tempo per scegliere la vita, la cura e la dignità vera. Non quella mascherata da morte.

Guardiamo il Canada e diciamolo forte: mai anche qui, mai in nostro nome!

 

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