La bandiera della vergogna!
E' una vergogna!
Non so se lo sai, perché i media non ne hanno parlato. Ma la notizia, che ci è pervenuta, è di una gravità inaudita.
Una sentenza della Corte Suprema spagnola ha approvato l’esposizione temporanea delle bandiere “arcobaleno” Lgbt sugli edifici pubblici durante la celebrazione dei “Gay Pride”.
La decisione è stata motivata, osservando come quello stendardo non rappresenti «un simbolo di significato partitico».
Inoltre, non violerebbe i principi di obiettività e neutralità delle amministrazioni pubbliche. Due affermazioni assolutamente false.
Forse la bandiera Lgbt non corrisponderà ad un partito specifico, ma è chiaro come sia identificabile prevalentemente con una ben precisa area ideologica dello scacchiere parlamentare.
È altrettanto chiaro come il bagaglio di implicanze proprio di una tra le peggiori ideologie dilaganti – dall’”inclusività” allo “schwa” – la renda tutt’altro che neutra, tutt’altro che obiettiva!
Esporre quella bandiera indica come la pubblica amministrazione, in linea teorica al servizio di tutti i cittadini, si sia schierata con una precisa frangia della società, politicamente individuabile.
Questo legittima – ed a livello istituzionale! - in modo del tutto indebito un gruppo, una fazione dal comportamento immorale e socialmente molesto, specie in occasione dei «Gay Pride».
Il che è assolutamente inammissibile. Non possiamo accettare tale decisione, poiché ben sappiamo come farlo significhi ritrovarcela a breve condivisa da tutti i Paesi dell’Unione europea.
Ma, in concreto, come possiamo cambiare la situazione?
Occorre circoscrivere il male, finché possibile. Per questo è necessario lanciare una campagna di sensibilizzazione, che limiti i danni prodotti da questa sentenza e, possibilmente, la cancelli.
È necessario far sentire al legislatore la pressione di un’opinione pubblica contraria a decisioni ideologiche e fortemente discriminatorie come questa.
Abbiamo deciso di servirci di Facebook per questo, poiché si tratta di un mezzo veloce, sicuro ed efficace. Il cui costo, però, da soli noi non saremmo in grado di sostenere.
Abbiamo bisogno del tuo aiuto. Sappiamo di poterci rivolgere a te, poiché molte altre volte abbiamo combattuto assieme importanti battaglie a favore della Civiltà Cristiana e dei suoi Valori.
Dobbiamo fare in modo che si levi alta una protesta, che si opponga con forza ad una sentenza tanto politicizzata.
Solo quattro anni fa, il 26 maggio 2020, la Terza Sezione dell’Alta Corte ritenne, infatti, la dottrina Lgbt «non compatibile col quadro costituzionale e giuridico vigente».
Ed aveva anche precisato, in particolare, come fosse incompatibile col «dovere di obiettività e neutralità delle Pubbliche Amministrazioni». Affermò quindi l’esatto contrario.
Nel 2020 «l’uso, anche occasionale, di bandiere non ufficiali all’esterno di edifici e spazi pubblici» venne vietato. Oggi viene permesso, sostenendo l’opposto di quanto detto allora.
Il tribunale ritiene ora che la bandiera Lgbt favorisca «l’uguaglianza», in realtà è assolutamente faziosa e divisiva.
Al punto che la stessa Corte Suprema ha dovuto contraddire sé stessa, per far passare questa sua svolta nella dottrina giurisprudenziale.
La sigla «Avvocati cristiani» ha già preannunciato ricorso alla Corte Costituzionale, ritenendo quello compiuto un passo falso dettato dalla «politicizzazione del sistema giudiziario».
Ma è importante che anche noi sosteniamo questa battaglia, facendo levare alta la nostra voce, per far capire bene a certi legislatori che è il popolo a bocciare queste prese in giro!
La protesta paga. Si è capito bene in Cile, dove il Congresso Nazionale lo scorso 20 novembre ha vietato di finanziare con soldi pubblici i trattamenti ormonali e gli interventi chirurgici sui minori.
In quel caso lo stupore e la reazione dell’opinione pubblica fu forte, nell’apprendere come certi medici assecondassero cambi di sesso, in grado di minare la salute fisica e psicologica dei ragazzi.
Oggi ci è richiesto di fare altrettanto! Non possiamo tacere, per non renderci complici dell’abuso istituzionale, perpetrato dalla Corte Suprema spagnola.