
La Cassazione cancella le parole "padre" e "madre" dalla carta d’identità
La recente sentenza della Cassazione che cancella la parola "padre" e "madre" dalla carta d’identità, considerandola "discriminatoria", è un attacco diretto alla famiglia naturale, pilastro della nostra società.
Questa mossa non è solo una risposta politica al decreto Salvini del 2019, ma il segno di un cambiamento profondo, spingendo un’agenda ideologica che non risponde alle necessità del popolo, ma a un’élite che impone visioni estranee alla realtà.
Cancellare "padre" e "madre", ripristinando i termini neutri "genitore 1" e "genitore 2" non è un capriccio giuridico, ma il culmine di una lunga rivoluzione culturale che ha demolito la famiglia tradizionale, fondamento della nostra Costituzione.
L’aborto, le unioni civili e ora questa decisione mostrano chiaramente la volontà di riscrivere il concetto stesso di famiglia, cancellando i legami naturali che ci uniscono.
Non è un caso che la sinistra esulti per questa sentenza. Ma cosa resta dopo questa distruzione delle radici della società? Una realtà frammentata, senza più certezze.
La decisione di aprire all’adozione da parte di single, potrebbe aprire la porta a pratiche estreme, come l'utero in affitto, che questo governo sta cercando di contrastare.
Se questa deriva giuridica continua, potremmo trovarci a fronteggiare un futuro in cui la maternità e la paternità sono svuotate di significato e determinate da una legge, non dalla natura.
A cosa stiamo rinunciando? A ciò che ci rende umani, ai legami veri e autentici!
Una società senza radici e identità è destinata a diventare un mondo di individui insoddisfatti, alla ricerca di stabilità emotiva nei consumi e nelle mode, controllati dalla tecnologia e privi di legami genuini.
Non possiamo permettere che accada! La famiglia naturale deve essere difesa, perché è l’unico baluardo contro la perdita della nostra identità.