La Corte Costituzionale legittima l’omogenitorialità. Non possiamo accettarlo!

La Corte Costituzionale legittima l’omogenitorialità. Non possiamo accettarlo!

Siamo alla rottura dell’ordine naturale: la famiglia è nuovamente sotto attacco!

Con la sentenza n. 68 del 22 maggio 2025, la Corte Costituzionale ha varcato una soglia decisiva: ha legittimato il riconoscimento alla nascita dei figli di coppie lesbiche, stabilendo che anche la madre “intenzionale” – cioè colei che ha prestato consenso alla fecondazione eterologa all’estero ma non ha partorito – deve essere riconosciuta come genitore fin dalla nascita. 

È una decisione che, nei fatti, istituzionalizza l’omogenitorialità femminile nel nostro ordinamento.

La sentenza che scardina la natura

La Corte ha stabilito che impedire il doppio riconoscimento genitoriale viola tre articoli della Costituzione:

  • l’art. 2, per la lesione dell’identità personale del nato;
  • l’art. 3, per l’irragionevolezza della norma che esclude la madre intenzionale;
  • l’art. 30, per la negazione del diritto del bambino a ricevere cure e assistenza da entrambi i genitori.

Una rivoluzione giuridica che sovverte il principio basilare secondo cui la genitorialità si fonda su realtà biologica e complementarità sessuale. 

In nome dell’“interesse del minore”, si cancella ogni differenza naturale tra madre e padre. Ma davvero il miglior interesse di un figlio è essere programmato e cresciuto deliberatamente senza un padre?

Il caso di Pesaro

A peggiorare il quadro è arrivata, quasi in parallelo, un’altra sentenza “storica”: quella del Tribunale per i Minorenni di Pesaro, che ha riconosciuto due uomini come genitori adottivi di bambini nati all’estero tramite gestazione per altri (utero in affitto), pratica ora considerata reato universale in Italia. 

Nonostante la legge vieti e condanni questa forma di sfruttamento del corpo femminile, i giudici hanno ritenuto prevalente l’affetto dei “genitori intenzionali”, autorizzando la stepchild adoption reciproca.

E così, nel giro di pochi mesi, la giurisprudenza ha sovvertito le scelte del Parlamento, ha legalizzato ciò che è stato dichiarato illegale e ha sancito un nuovo modello di famiglia fondato non più sul dato naturale, ma su un progetto ideologico.

Due mamme, due papà: il bambino diventa oggetto

Si celebra come progresso quella che in realtà è una deriva: due mamme, due papà, nessuna madre, nessun padre, solo “genitore 1” e “genitore 2”.

Queste sentenze non tutelano il minore: lo utilizzano come strumento ideologico, come giustificazione posticcia per pratiche che negano i suoi diritti originari e profondi. 

Si chiama progresso, ma è solo un gigantesco passo indietro nella dignità umana!

Nel nostro ordinamento, è il legislatore a decidere i limiti della genitorialità e della procreazione assistita, non i tribunali. Eppure, con queste sentenze “creative”, la magistratura ha assunto un ruolo attivo nel riscrivere il diritto di famiglia.

È un pericoloso precedente! Se bastano il consenso e l’intenzione a costituire una genitorialità, si apre la strada a ogni possibile forma di genitorialità artificiale, anche monogenitoriale e commerciale.

Ripartire dalla verità: la famiglia non si inventa

Davanti a tutto questo, la risposta non può essere la rassegnazione, ma una presa di posizione ferma, lucida e determinata. Come ha ricordato di recente Papa Leone XIV, «la famiglia è fondata sull’unione stabile tra un uomo e una donna». 

Non esiste struttura sociale più antica, più umana, più necessaria della famiglia naturale. E nessuna ideologia potrà mai sostituirla senza conseguenze devastanti.

Un figlio non è un diritto da rivendicare. È un dono, non un progetto. È una persona, non un prodotto.

Ora tocca a noi: fermiamo questo abuso!

Non possiamo restare in silenzio mentre la giustizia viene usata per scardinare la legge e i tribunali per legittimare l’abuso.

L’utero in affitto è reato universale in Italia: una pratica che offende la dignità della donna, mercifica la maternità e trasforma i bambini in oggetti da commissionare e acquistare.

Ma non tutto è perduto. Davanti a questa deriva culturale e giuridica, c’è ancora uno spazio per la coscienza, per la dignità, per la mobilitazione civile. È tempo di alzare la voce. È tempo di dire basta, una volta per tutte!

Per questo, se non l’hai ancora fatto, firma subito la petizione “STOP alla maternità surrogata!” promossa da Generazione Voglio Vivere. Un gesto semplice, ma potente. Un atto di responsabilità, di verità, di amore per la giustizia e per la vita.

Se non fermiamo questa corsa folle, ci ritroveremo in un mondo in cui la genitorialità sarà solo una questione di laboratorio e di contratti, e dove il concepimento naturale diventerà un’eccezione, non la regola.

Occorre fermarsi e riflettere, prima che sia troppo tardi. Ma è ancora più importante far sentire la nostra voce sempre più forte!

Per questo vogliamo potenziare sempre più la nostra già vasta campagna di sensibilizzazione online, tramite Facebook, dove ogni giorno migliaia di persone possono essere informate, risvegliate, coinvolte. Ma per farlo, abbiamo assolutamente bisogno del tuo aiuto!

La verità merita di essere difesa. La vita merita di essere protetta. Aiutaci a farlo!

Il futuro della famiglia non si scrive nei tribunali, ma nel coraggio di chi oggi decide di preservarla.

 

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