La droga è morte punto e basta!
Non prendiamoci in giro. La droga è morte, senza se e senza ma.
“Una riduzione della dipendenza dalle droghe non si ottiene liberalizzandone il consumo - questa è una fantasia - come è stato proposto, o già attuato, in alcuni Paesi. Si liberalizza e si consuma di più”, ha perentoriamente affermato ieri papa Francesco, durante l’udienza generale a piazza San Pietro.
Citando Giovanni Paolo II, l’attuale Pontefice ha anche detto che “l’abuso di droga impoverisce ogni comunità in cui è presente. Diminuisce la forza umana e la fibra morale. Mina i valori stimati. Distrugge la voglia di vivere e di contribuire a una società migliore”.
È assolutamente necessario ricordare ciò, specialmente oggi, poiché in Italia e all’estero si fa sempre più strada nell’opinione pubblica e tra le persone comuni l’idea che consentendo legalmente il consumo di droghe anche pesanti (come la cocaina), si eliminerebbe del tutto o quasi la piaga del narcotraffico.
Tra le personalità più famose a sostenere questa posizione, c’è il noto scrittore Roberto Saviano, il quale nel 2019 scioccò in molti osservando che “la legalizzazione (della cocaina ndr) potrebbe interrompere la massa di guadagni infiniti (…), chiuderebbe i pozzi di petrolio delle organizzazioni criminali che attraversano però il mondo legale”.
Contro le affermazioni fatte da Saviano erano all’epoca insorte associazioni che lavorano sul campo con i tossicodipendenti, come la Comunità di San Patrignano e la Comunità Giovanni XXIII.
La Federazione Italiana delle Comunità terapeutiche, in particolare, nella persona del suo presidente Luciano Squillaci, intervenne duramente obiettando allo scrittore napoletano la questione fondamentale inerente l’aspetto educativo.
“Siamo spiazzati. Cosa legalizzeremo per combattere le mafie? È possibile che non si consideri mai l’aspetto educativo? Ma che messaggio diamo ai nostri ragazzi? Che sono meno importanti della pur fondamentale lotta al narcotraffico?
Noi non ci stiamo: concordiamo sulla necessità di contrastare con forza i mercanti di morte, ma mettendo in campo, come più volte ribadito, una campagna educativa che promuova il concetto di benessere soprattutto a tutela dei più giovanissimi.
Attenzione a fare proclami senza conoscere le conseguenze che una droga pesante come la cocaina provoca. In Italia si muore per eroina e cocaina!”, aveva affermato il presidente Squillaci.
La Comunità San Patrignano, invece, aveva risposto con le celebri parole sul tema del giudice Paolo Borsellino, il quale rispondendo ad una domanda che gli veniva posta, in occasione di un incontro pubblico (registrato e ancora reperibile online), disse che considerare la legalizzazione della cocaina come strumento di lotta alle mafie è una soluzione da “dilettanti di criminologia”.
Secondo il World Drug Report 2024, diffuso ieri dall’Ufficio Onu contro la droga e il crimine (Unodc), il numero di persone che fanno uso di droghe è aumentato a 292 milioni nel 2022, salendo più del 20% in 10 anni.
Questa è la realtà, le altre sono favole.
E allora, cosa resta da fare?
Incrementiamo questo trend indirettamente in nome della lotta al narcotraffico e alle mafie? Combattiamo la morte investendo e incoraggiando indirettamente altra morte?
La soluzione evidentemente è ben diversa e consiste nella “prevenzione, che si fa promuovendo maggiore giustizia, educando i giovani ai valori che costruiscono la vita personale e comunitaria, accompagnando chi è in difficoltà e dando speranza nel futuro”, come ha ricordato ieri papa Francesco.
Non farti irretire da facili quanto false soluzioni, buone solo a confermare certe tesi pregne di ideologia.
Non è con certe ideologie libertarie o presunte tali che riusciremo a contrastare il narcotraffico o ad educare le giovani generazioni, bensì con soluzioni concrete e realistiche che abbiano a cuore, al tempo stesso, i temi della giustizia e della salute.
Aiutaci a diffondere questo messaggio con la giusta chiarezza e determinazione. Ti ricordiamo che possiamo contare soltanto sul tuo aiuto e sulla tua voglia di combattere per una società diversa.