
La morte come servizio: in Toscana nasce un pericoloso precedente!
E' accaduto! In Toscana, per la prima volta, una legge regionale ha accompagnato una persona alla morte.
Il 17 maggio Daniele Pieroni, malato di Parkinson, ha scelto – sostenuto dalla legge approvata l’11 febbraio scorso dal Consiglio Regionale – di porre fine alla propria vita con l’assistenza del Servizio sanitario.
Non una tragedia privata, ma un fatto pubblico, giuridico e sanitario. E soprattutto: un precedente drammatico che segna una svolta culturale devastante.
È lo Stato stesso che, attraverso una legge impugnata per incostituzionalità, ha prestato i suoi medici, le sue procedure, la sua legittimità per dare la morte.
Ed è solo l’inizio: il 17 luglio il Parlamento discuterà un disegno di legge che, dietro l’apparente moderazione, spalanca le porte a una legalizzazione estesa dell’eutanasia.
Il presidente dei vescovi toscani, card. Augusto Paolo Lojudice, ha parlato con fermezza: «Sottolineo il principio dell’inviolabilità della vita umana, dal concepimento alla morte naturale... La solitudine e il dolore devono trovare rete a cui aggrapparsi. Il diritto alle cure palliative è un diritto fondamentale da garantire a tutti i pazienti».
E non è l’unico a suonare l’allarme. Il giurista Domenico Menorello, del Comitato Nazionale per la Bioetica, ha denunciato: «Dalla cultura dello scarto si passa allo scarto vero e proprio dei malati. Per la mentalità fatta propria dalla Toscana, certe esistenze non hanno senso. Invece sono le vite deboli che ci dicono che l’esistenza è sempre grande, perché donata e piena di senso».
Parole chiare, dure, vere. Perché non si tratta solo di un caso isolato. Infatti, l’Associazione Coscioni «segue altri sei casi» simili.
Questo è l’inizio, non la fine! È l’apertura della porta alla morte legalizzata, spacciata per libertà.
Eppure la Corte costituzionale, nella recentissima sentenza 66/2024, ha ribadito che: «Il suicidio assistito non è un diritto. Lo Stato deve curare e proteggere i fragili, non agevolare la morte».
E allora: perché una Regione legifera su un tema che la stessa Corte considera riservato allo Stato? Perché una legge regionale – impugnata dal governo – viene già applicata nel silenzio generale, come se fosse definitiva?
Questo caso, reso pubblico solo un mese dopo la morte di Pieroni, guarda caso il giorno dopo l’annuncio di un disegno di legge nazionale sul fine vita, sembra parte di una strategia ben precisa: spingere sempre più in là il limite, normalizzare l’eccezione, trasformare l’accompagnamento alla morte in un servizio.
Noi diciamo NO! Il suicidio assistito non è una conquista, è una resa. È lo Stato che, invece di proteggere, legalizza l’eutanasia dietro la maschera della compassione. Una maschera tragica e ingannevole.
Dobbiamo chiedere, quindi, al Parlamento di fermarsi, di non cadere nella trappola del “male minore” e di non voltarsi dall’altra parte.
Per questo, ti invitiamo ad unirti a noi! Se non l’hai ancora fatto, firma ora la petizione "Fermiamo la cultura della morte! Difendiamo la Vita!", promossa da Generazione Voglio Vivere, per fermare immediatamente questa legge ingiusta e pericolosa.
Non restare a guardare. Difendi la Vita!
Oggi più che mai, il tuo supporto concreto è essenziale per trasmettere un messaggio chiaro e potente: ogni vita ha un valore inestimabile e va protetta. Sempre!
Siamo determinati a potenziare la nostra campagna di sensibilizzazione su Facebook, per opporci con determinazione alla cultura della morte e far sentire la nostra voce in ogni parte d’Italia.
Ogni aiuto conta: con maggiori risorse, la nostra azione sarà ancora più incisiva. Più persone riusciremo a raggiungere, più vite potremo salvaguardare. Ma per farlo, abbiamo un URGENTE bisogno del tuo sostegno!
Quando la morte diventa un diritto, nessuno è più veramente al sicuro. Facciamoci sentire!