La possibilità di abortire deve essere piena

La possibilità di abortire deve essere piena

Ieri, sulla rivista Vanity Fair, è stata pubblicata un’intervista a Vittoria Loffi, responsabile della Campagna “Libera di abortire”.

Ti ricordiamo che noi di Generazione Voglio Vivere abbiamo lanciato giorni fa intervista di cui ti parlavamo (che sta ottenendo un grande successo), proprio per allarmare le persone e le istituzioni circa la deriva morale e sociale a cui potrebbe portare l’approvazione della proposta di legge di iniziativa popolare promossa dalla Campagna “Libera di abortire”.

Anche se in realtà i danni, parliamoci chiaramente, sono stati già fatti.

Difficilmente, infatti, la proposta di legge in questione otterrà il numero di firme richieste per passare al vaglio del Parlamento.

Ciò nonostante essa sicuramente costituirà un pericoloso precedente, perché chiamerà a raccolta verso una nuova meta il fronte abortista.

Ed è proprio per questo che siamo chiamati a fare qualcosa e a farlo nel più breve tempo possibile (intervista di cui ti parlavamo).

Ma veniamo all’intervista di cui ti parlavamo, perché è davvero sconvolgente.

“Parliamo di superamento della 194 ma è qualcosa di più. – osserva Vittoria Loffi – Si parte da quella legge perché ovviamente è il punto di partenza giuridico del nostro paese.

Dobbiamo però cambiare e modificare in realtà non tanto solo la norma ma proprio come pensiamo all’aborto e alle interruzioni volontarie di gravidanza”.

L’obiettivo vero, caro sostenitore, è quello modificare la mentalità delle persone, ove mai non si fosse capito abbastanza.

E la responsabile della campagna “Libera di abortire” lo afferma chiaramente:

“La legge 194 ha sicuramente avuto il grandissimo merito di arginare la piaga degli aborti clandestini. Non ha però dato l’immagine di un diritto riproduttivo che significa piena libertà di scelta e piena autodeterminazione”.

Ciò significa che la donna, anzi “la persona gestante”, deve essere libera di fare ciò che le pare.

E questo cambio di paradigma deve iniziare da una rivoluzione terminologica, come del resto prevede ogni rivoluzione che si rispetti.

Si parlerà allora non più di “diritto della donna”, bensì di “diritto della persona gestante”, come ti anticipavamo, anche perché “ci sono tantissime identità che ad oggi accedono al diritto, in generale, alla salute riproduttiva”: queer, transgender, non binari ecc.

È particolarmente interessante notare il pretesto che venne già utilizzato per l’approvazione della 194 e che qui riappare.

Ci riferiamo al diritto alla salute.

“Non è solo diritto all’aborto, perché quando parliamo di diritto d’aborto parliamo di diritto alla salute”, osserva Vittoria Loffi nell’intervista.

Naturalmente, questo pretesto è di fondamentale importanza nella loro narrazione, perché soltanto rivendicando un “diritto alla salute” accreditano la loro battaglia agli occhi dell’opinione pubblica.

E, soprattutto, possono contrastare quello che probabilmente costituisce il più grande ostacolo al loro progetto: l’obiezione di coscienza da parte del personale medico e paramedico.

La figura dell’obiettore di coscienza, nell’ottica appena descritta, violerà infatti non tanto il diritto all’autodeterminazione della donna (pardon, della persona gestante) quanto il diritto alla salute, con conseguenze giuridiche gravi.

“All’eventuale entrata in vigore della legge il personale che sceglie un determinato percorso non avrà più la possibilità dell’obiezione di coscienza. Per chi già esercita l’obiezione ha tempo 60 giorni per confermare la scelta. L’obiettivo è terminare il personale obiettore”, afferma la Loffi.

Hai capito dunque il trucco?

Per i cultori della morte, ma anche per la classe medica in questo caso, costituisce un mero dettaglio, forse, lo scoprire che la prima versione del giuramento di Ippocrate conteneva questa frase appositamente rimossa e rivisitata dalla moderna formulazione:

“Non somministrerò ad alcuno, neppure se richiesto, un farmaco mortale, né suggerirò un tale consiglio; similmente a nessuna donna io darò un medicinale abortivo”.

Ma, come ti dicevamo, per costoro tutto ciò costituisce un “mero dettaglio”…

Ormai i tempi attuali prescrivono giuramenti “al passo con i tempi”.

Quindi, ricapitolando, i punti fondamentali della proposta di legge promossa dalla campagna “Libera di abortire”, sono:

“Il riconoscimento dell’aborto come diritto riproduttivo per ogni persona gestante

La possibilità di abortire senza ostacoli fino alla 14esima settimana dall’epoca gestazionale effettiva;

Il potenziamento dei percorsi di aborto farmacologico da effettuare nel rispetto delle linee guida dell’OMS;

Il progressivo superamento dell’obiezione di coscienza, non più invocabile per i nuovi assunti all’entrata in vigore della presente legge e garantendo sempre e comunque, in una fase intermedia di transizione, almeno il 50% del personale non obiettore in servizio in ogni struttura;

Il potenziamento dei consultori e il ripristino di assemblee aperte alla cittadinanza per garantire l’accompagnamento nei percorsi inerenti alla salute sessuale e riproduttiva;

L’obbligatorietà per tutte le strutture pubbliche e private convenzionate di garantire l’accesso all’aborto;

La tutela dell’accesso all’aborto per le persone con background migratorio e il coinvolgimento di mediatori culturali all’interno dei consultori;

Informazione laica, scientifica e istituzionale sui percorsi abortivi. Tutela della privacy della persona gestante;

Abbassamento dell’età minima per interrompere una gravidanza senza autorizzazione parentale o intervento del giudice tutelare ai 16 anni”.

Non credo occorra aggiungere altro.

Adesso sta a te agire e combattere insieme a noi questa narrazione folle, tragica, disumana che invoca diritti alla salute mentre miete morte nei grembi materni.

Ti chiediamo di sostenere la nostra battaglia moralmente e materialmente e di firmare subito la petizione indirizzata al ministro per la Famiglia, per impedire che la legge 194 venga riformata in senso ancor più permissivo.

Ormai è finito il momento di cincischiare, è giunta l’ora di agire!


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