L’Africa non si piega!

L’Africa non si piega!

Una buona fetta del mondo non si piega alla lobby LGBT.

Facciamo riferimento al continente africano e ai suoi Stati, culturalmente e religiosamente diversi tra loro, ma uniti da un aspetto che li accomuna.

Ovvero, la pubblica disapprovazione dell’omosessualità e, soprattutto, l’aumento delle misure che prevedono la sua condanna. Aspetto, quest’ultimo, che non ci trova d’accordo nella misura in cui viola la dignità umana. Avremo modo di parlarne tra poco.

Come ricorda Anna Bono su La Nuova Bussola Quotidiana, “sembra che in passato molti africani tendessero tutto sommato a tollerare la presenza di alcuni omosessuali tra loro, a condizione che vivessero con discrezione la loro condizione.

La situazione è cambiata negli ultimi decenni, da quando cioè le società e i governi africani hanno incominciato a subire forti pressioni esterne pro gay”.

Il rapporto tra regolarizzazione dei rapporti tra persone omosessuali e condanna di queste pratiche, negli Stati africani, è di circa 1 a 10.

Ultimamente, in diversi Stati africani, la tendenza è stata anzi quella di inasprire le misure di condanna dell’omosessualità già presenti in molte legislazioni.

L’esempio dell’Uganda è particolarmente significativo a questo riguardo.

Ad agosto dello scorso anno, la Banca Mondiale prese la decisione di interrompere i prestiti finanziari allo Stato africano a causa del varo di una legge che prevede fortissime sanzioni ai danni di chi ha rapporti omosessuali.

La legge in questione prevede l’ergastolo per chiunque abbia rapporti carnali con persone dello stesso sesso; 10 anni per chi tenti di averli; 20 anni per chi fa pubblica promozione dell’omosessualità; infine, la pena di morte per chiunque venga condannato per “omosessualità aggravata”, che equivale ad avere rapporti contronatura con minori di 18 anni, persone disabili, persone sotto effetto di minaccia o sotto stato di incoscienza.

Il presidente ugandese, il settantaseienne Yoweri Museveni, si è detto incurante della decisione assunta dalla Banca Mondiale e della presa di posizione di diversi governi occidentali, tra cui gli Stati Uniti d’America, di sospendere i progetti e gli investimenti economici in corso.

Questo fenomeno, come ricordato, non rappresenta un caso isolato. Anzi, si può dire che si tratta di una linea di tendenza destinata ad acutizzarsi sempre di più e a fare breccia in altri Stati africani.

La responsabilità di questa situazione ricade in larga parte sul fanatismo ideologico che professa larga parte del mondo occidentale.

Fare delle bandiere ideologiche allo scopo di colonizzare popoli e culture è semplicemente criminale, come criminale è violare la dignità umana, a prescindere dal sesso, dalla razza e dall’orientamento sessuale.

“Questa è la colonizzazione ideologica: entrano in un popolo con un’idea che non ha niente a che fare col popolo; con gruppi del popolo sì, ma non col popolo, e colonizzano il popolo con un’idea che cambia o vuol cambiare una mentalità o una struttura”, ricordava il Papa sul volo di ritorno dalle Filippine, nel gennaio 2015, a proposito dell’ideologia gender.

Durante il Sinodo i vescovi africani si lamentavano di questo, che è lo stesso che per certi prestiti si impongano certe condizioni. Io dico soltanto questo caso che io ho visto. Perché dico “colonizzazione ideologica”? Perché prendono proprio il bisogno di un popolo o l’opportunità di entrare e rafforzarsi, per mezzo dei bambini”.

Da notizie come questa possiamo trarre almeno due spunti, che possono e devono aiutarci nel fare ciò che tu, insieme a noi, stai già facendo con generosità e con passione.

Il primo: oltre l’Occidente, esistono popoli e culture che non si fanno piegare da imposizioni ideologiche folli e da ricatti economici in cambio della loro stessa identità.

Il secondo: c’è un confine che non bisogna oltrepassare, ed è quello della difesa della dignità umana. Dalle notizie che ho potuto apprendere (sulle quali potrebbero essere fatte non poche obiezioni vista e considerata la parzialità delle loro fonti) ho la sensazione che l’Uganda abbia varcato questa linea rossa e, come vedi, non ho difficoltà ad ammetterlo, tutt’altro.

Al netto di quest’ultimo aspetto, tuttavia, i tentativi di colonizzazione ideologica che moltissime organizzazioni pseudo-umanitarie e governi occidentali stanno compiendo sono vergognosi, motivo per cui vanno denunciati e combattuti.

Se non l’hai già fatta, cosa aspetti a fare una scelta di campo chiara e netta in difesa di vita, famiglia e libertà educativa?


Attribuzione immagine: Il presidente dell’Uganda, Yoweri Museveni, © Foreign and Commonwealth Office - Flickr, Wikimedia
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