LGBT e adozioni: l’Italia si allinei all’Ue

LGBT e adozioni: l’Italia si allinei all’Ue

L’Ue ancora una volta viene a farci le pulci in casa.

Secondo Bruxelles, l’Italia non disporrebbe “di una legislazione nazionale esaustiva contro la discriminazione che copra l’orientamento sessuale, l’identità (sessuale), l’espressione di genere e le caratteristiche sessuali (SOGIESC) (…)”.

È quanto si legge nel rapporto scritto dalla commissaria per i Diritti umani del Consiglio d’Europa, Dunja Mijatović, in occasione della visita in Italia dal 19 al 23 giugno, pubblicato poco tempo fa.

Nel documento in questione vi sono inserite delle autentiche “pillole” di saggezza tutte da leggere, per ben comprendere i desiderata dell’Ue.

Citiamo qualche passaggio:

“Nel 2021 la ‘Legge Zan’ sul contrasto all’omofobia, la transfobia e altre forme di discriminazione non è passata al Senato. Il Commissario ha espresso in diverse occasioni rammarico per la mancata adozione del disegno di legge da parte delle autorità” (p. 37).

“Nelle settimane precedenti la visita, il Commissario ha osservato una crescente preoccupazione riguardo ai diritti dei bambini nati tramite maternità surrogata o in seguito all’uso di tecnologie di riproduzione assistita (ART), compresi i bambini nati da coppie dello stesso sesso.

Ciò è emerso a seguito dell’emanazione della Direttiva del governo del gennaio 2023 che ordina alle autorità locali di interrompere la trascrizione automatica degli atti di nascita esteri dei bambini nati tramite maternità surrogata e invitandoli a registrare solo il genitore biologico”.

Inoltre, in Parlamento è stato discusso un disegno di legge che prevede addirittura la criminalizzazione della maternità surrogata avvenuta all’estero, rendendolo un “crimine universale” (pp. 37-38).

Rendere la barbara pratica dell’utero in affitto un crimine universale, secondo la commissaria per i Diritti umani, sarebbe dunque una sorta di esagerazione inutile e sbagliata.

Desidereremmo sapere dalla signora Mijatović se i diritti umani su cui è chiamata ad attivarsi prevedano anche la violazione della dignità della donna.

Perché, a casa nostra, affittare un utero significa di fatto mercificare il corpo umano.

Ma il rapporto non si ferma alle “constatazioni”, perché poco dopo lo stesso invita a seguire le seguenti raccomandazioni.

“Il Commissario sollecita le autorità ad allineare ulteriormente il quadro legislativo italiano con le norme del Consiglio d’Europa sulla lotta all’intolleranza e alla discriminazione nei confronti delle persone LGBTI.

Ciò dovrebbe includere modifiche pertinenti all’attuale legislazione che riguarda la lotta contro la discriminazione, i discorsi e i reati d’odio (…)” (pp. 38-39).

In relazione alla trascrizione degli atti di nascita esteri dei figli nati all’estero tramite maternità surrogata o in seguito a tecnologie di riproduzione assistita, “il Commissario ricorda il dovere delle autorità affinché garantiscano che in tutte le azioni riguardanti i minori sia tutelato il superiore interesse del minore che deve essere il principio primario” (p. 39).

Anche qui va chiarito un punto che ruota proprio intorno al concetto di “superiore interesse del minore”.

Il superiore interesse del minore è certamente quello di vedersi riconosciuta un’identità anagrafica, con tanto di padre e madre legali.

Dopodiché, c’è anche il superiore interesse del minore a vedersi riconosciuta un’identità in senso sostanziale, una identità che solo l’apporto psico-fisico maschile e femminile può dare.

Se ci si dimentica del secondo aspetto, ciascuno di noi dovrebbe guardarsi allo specchio e avere il coraggio di dire che noi e tutti gli esseri del mondo “siamo” un pezzo di carta.

Che la nostra identità si ferma a ciò che c’è scritto su un documento di riconoscimento!

Ma noi, è evidente, siamo ben altro.

Nel nostro DNA è presente un patrimonio genetico per metà biologicamente paterno e per l’altra metà biologicamente materno. Questa è l’impronta genetica che “lasciamo” in vita.

Al momento del concepimento, la cellula germinale maschile si unisce alla cellula germinale femminile dando vita ad un nuovo individuo.

Dal concepimento alla primissima fase della formazione dell’identità (infanzia), passando per le fasi della gestazione, non può esservi alterazione (come avviene, in fasi diverse, nei casi della fecondazione eterologa e in quelli della maternità surrogata, per non parlare poi della formazione all’interno di una coppia di tendenza omossessuale…) poiché, qualora vi fosse

essa “opera e manifesta una rottura fra parentalità genetica, parentalità gestazionale e responsabilità educativa”. Lede, quindi, “i diritti del figlio, (…) e può ostacolare la maturazione della sua identità personale”. (Il rispetto della vita umana nascente e la dignità della procreazione, II, 2).

È il rispetto di ciò a costituire, in senso sostanziale, “l’interesse superiore del minore”.

Ebbene, il grave problema delle tesi appena esposte sai qual è?

Che sono di incredibile buon senso!

È proprio quest’ultimo ad essere stato bandito dai vocabolari e, soprattutto, dalla forma mentis delle persone.

Buona parte dell’Unione europea e degli Stati Uniti d’America, dunque l’Occidente, sciaguratamente è in prima linea in questa lotta contro il buon senso.

Noi, invece, dobbiamo assolutamente batterci affinché l’Occidente inverta la rotta non cadendo in facili tranelli “geopolitici”, e indurre il nostro prossimo a comprendere meglio, a riflettere un istante di più su tutto ciò che certi stregoni vorrebbero diventasse la realtà.

Ne va della dignità della persona umana e della costruzione della società del futuro.

Dacci una mano e vedrai che insieme, con l’aiuto di Dio, ce la faremo a ritornare al buon senso, alla realtà, alla natura… quella vera però (intesa come retta disposizione delle cose secondo il fine).

Forza e coraggio!


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