Petizione: Ferma Drusilla e l’ideologia gender in Rai!

Petizione: Ferma Drusilla e l’ideologia gender in Rai!

«Una tv di Stato che consente questo è una televisione irrorata di civiltà. Sono contenta che sia successo ciò» (Sanremo 2022, Drusilla Foer: "Io donnina più normale di questo Festival" - Adnkronos.com).

A parlare è il performer e fotografo Gianluca Gori, in arte Drusilla Foer, dal 12 dicembre scorso in onda su Rai2 con un programma televisivo preserale, giunto ormai alla seconda edizione, dal titolo: L’almanacco del giorno dopo.

Gori è un personaggio che vanta un’aura misteriosa.

Di lui in realtà non si conosce quasi nulla, se non che la sua prima apparizione in televisione avviene nel 2012, ospite del programma The Show Must Go Off condotto da Serena Dandini su La7.

Apparizione che avviene però direttamente nei panni della sua controfigura Drusilla Foer, nobildonna fiorentina di circa settanta anni, personaggio nato dal punto d’incontro fra l’ispirazione artistica e l’aspirazione ad essere qualcosa di diverso da sé («Ammetto che vorrei essere come lei», dichiarò lo stesso Gori in un’intervista rilasciata al “Tirreno”: Fanpage, Chi è Drusilla Foer, l’attrice anti conformista alter ego di Gianluca Gori).

Drusilla Foer è una “maschera” a tutto tondo: con una propria storia familiare, con un vissuto all’estero durato anni, con una rete di relazioni che investe personaggi per lo più di fantasia ecc.

La definitiva consacrazione avviene quando partecipa insieme ad Amadeus, come co-conduttore, all’ultima edizione del Festival di Sanremo, dopo essere già comparso in serie televisive, programmi e film.

«Raffinata, elegante, chic, sofisticata, di classe, fine. E continueremo all'infinito se non avessimo finito i sinonimi a nostra disposizione. Ma basta una parola, anzi due: Drusilla Foer» (Sanremo 2022: l'eleganza del taglio di capelli di Drusilla Foer in stile Lauren Bacall).

Con queste parole la celebre rivista di costume Vanity Fair descriveva lo stile del personaggio creato da Gianluca Gori.

Il problema, caro lettore, risiede proprio in questa sorta di processo di divinizzazione che è stato fatto da parte degli organi di informazione, di un personaggio di fantasia, divenuto tutto d’un tratto un’icona ed un modello di stile.

Ma l’aspetto che desta ancor più sconcerto è lo stato di salute psichica del giornalismo italiano, poiché vengono spesi fiumi d’inchiostro e decine e decine di minuti di trasmissione per intervistare non il “personaggio”, ma la pseudo-donna “Drusilla Foer” (vedi, ad esempio, l’intervista condotta da Silvia Toffanin e andata in onda su Canale 5, alla trasmissione Verissimo, il 15 maggio 2022).

Maschera che, pur con tutte le distinzioni ed i cavilli che se ne vogliono dare, veicola messaggi chiarissimi. Aspetto, quest’ultimo, che non è potuto sfuggire alle organizzazioni LGBT.

«Sono contenta dell’approvazione del mondo lgbtq+. (...) Sono felice per tutti coloro che sanno quanto tenga a dare ascolto a zone che sento stridere, di disagio e ingiustizia»; ha sostenuto Drusilla, in occasione della conferenza stampa di fine Festival, lo scorso anno (Sanremo 2022, Drusilla Foer: "Io donnina più normale di questo Festival" - Adnkronos.com).

Del resto, sempre “la stessa” ha altresì dichiarato in un’intervista a “La Stampa”: «Ognuno si veste come vuole, bacia chi vuole, si sente come vuole, è molto semplice»; giacché, in fondo, «dentro ognuno di noi c’è una parte maschile e femminile».

Ecco perché, sempre dalle pagine del quotidiano torinese, ha anche indicato la sua ricetta per spiegare a tutti gli italiani cosa sia l’identità di genere (ovvero l’identità autopercepita, non quella dettata dalla natura maschile o femminile).

«Allora, prima di tutto ci vorrebbe un omino che si mettesse lì, su una rete nazionale pubblica per dare fiducia nelle istituzioni, e spiegasse - come a un bambino di cinque anni - che cos’è l’identità di genere» (“La Stampa”, intervista a cura di Stefania Miretti, 27 maggio 2021).

Per non dimenticare il suo aperto sostegno al DDL Zan, considerato «un investimento a lungo termine» (Drusilla Foer: “Dentro ognuno di noi c’è una parte maschile e femminile”. Chi è Gianluca Gori).

Insomma, caro sostenitore, probabilmente tu, come me, ne hai abbastanza di vedere il servizio pubblico per cui paghi il canone, occupato da modelli così diseducativi per i tuoi figli e nipoti.

Come noi, sei stufo di essere costretto a girare canale sempre più di frequente, per evitare domande imbarazzanti su personaggi ancor più imbarazzanti.

Oltretutto, sei tendenzialmente allergico alla schizofrenia, per cui ti senti profondamente offeso dal recitare la parte di credere che un’intervista alla “sig.ra Foer” sia una intervista ad una persona reale, con una storia ed un vissuto reali.

Infine, dulcis in fundo, vedere esaudite le richieste di un simile personaggio, a cui è stata affidata la conduzione di un programma televisivo, per spiegare soltanto con la sua presenza che domani i tuoi figli o nipoti potranno essere liberissimi di dirsi maschi o femmine a loro piacimento, è davvero troppo!

Ecco perché abbaimo deciso di indirizzare una petizione al ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, il cui dicastero è anche responsabile del settore delle telecomunicazioni, affinché in suo nome il Governo prenda urgenti provvedimenti.

Firma anche tu la petizione, per affermare che il servizio televisivo nazionale deve essere libero da personaggi e programmi che veicolino l’ideologia gender e offendano le sensibilità di coloro i quali credono ancora che gli esseri umani nascano uomini e donne, con una propria struttura costitutiva che non “inventano”.

Questo impegno, così come gli altri che hai modo di seguire quotidianamente, necessitano di un costo.

Il nostro sostegno sei unicamente tu.


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