Punita per aver difeso la vita
La difesa della vita ha un costo, a volte molto alto.
Ci riferiamo alla vicenda che ha interessato Anna Maria Bigon, la consigliera regionale del Veneto, che in dissenso dal suo partito – il Pd, ha votato contro la proposta di legge sulla regolarizzazione del suicidio assistito.
Ebbene, Anna Maria Bigon è stata destituita dall’incarico di vicesegretario provinciale dei Dem di Verona.
Secondo il segretario provinciale Francesco Bonfante, si tratta di “una scelta politica”, “un atto di trasparenza”.
“Non ho condiviso la decisione di Bigon – ha osservato Bonfante – specie nel metodo. Non si poteva far finta di nulla. Non credo nelle sanzioni disciplinari su temi etici ed è corretto che sia lasciata libertà di voto per motivi di coscienza, ma chi la pratica deve essere consapevole delle conseguenze politiche, a maggior ragione se vi erano alternative, come l’uscita dall’aula con una contemporanea dichiarazione esplicativa”.
“Sono nel Pd non per avere l’incarico di vicesegretario ma per i principi e valori che lo statuto sancisce e che vorrei fossero riconosciuti”, ha dichiarato la consigliera regionale del Pd.
“Le cure palliative sono uno strumento per la vita, per l’alleviamento delle sofferenze
dei malati, per un loro libero esercizio su modi e tempi di conclusione della propria vita – ha spiegato Anna Maria Bigon. Mi è stato chiesto di uscire dall’aula. Credo che la libertà di scelta che il Partito democratico prevede, consente l’espressione di un libero pensiero e non soltanto quando esso è ininfluente. Se fossi uscita, anziché astenermi al voto, avrei ridotto il mio comportamento alla dimensione di pura testimonianza."
E invece, con tutta evidenza, la libertà di pensiero a cui fa riferimento la consigliera regionale Dem sembra non essere garantita affatto.
Questione che ha finito con l’accendere un forte dibattito in senso allo stesso Pd, con la sua ala “cattolica” – e non solo – che ha protestato assai veementemente con la decisione assunta dai vertici locali dei Dem.
Al di là di tutto il resto, rimane centrale la decisione presa.
Decisione che testimonia che di “democratico”, una certa parte politica, ha solo il nome e nient’altro. E non mi riferisco soltanto al partito oggetto della notizia, ma più in generale all’interno universo valoriale a cui appartiene.
Lo abbiamo potuto constatare nuovamente ieri, con la polemica suscitata a causa della presentazione di un libro.
Tutto questo deve convincerci del fatto che di fronte a noi, oltre ad una certa retorica di buoni sentimenti e apparentemente inclusiva, resta poco o nulla di tutto ciò.
Ed ecco il motivo per cui non dobbiamo e non possiamo farci incantare da alcuni usignoli del malaugurio, che sono bravi a parole, ma poi nei fatti non esitano ad appiccicare facili etichette o ad apostrofare con mille “epiteti”, chiunque non la pensi come loro.
Dacci una mano a testimoniare che c’è un mondo che invece di sbraitare, fa i fatti.
Che difende concretamente la vita, la famiglia e la libertà educativa, prendendosi anche i rischi e le conseguenze che tutto ciò implica (da un punto di vista sociale, professionale etc.).