Senza alcuna vergogna!

Senza alcuna vergogna!

Senza alcuna vergogna!

Proprio così, ci riferiamo alle dichiarazioni del sindaco di Milano Beppe Sala, che durante la diretta social “Cose in comune” dedicata al mese del Pride (che terminerà il 29 giugno), ha invitato a partecipare agli eventi della comunità LGBT anche “le famiglie e i nonni con i bimbi”.

Non solo, il primo cittadino di Milano si è inoltre lamentato dapprima con Regione Lombardia, rea di non aver concesso il patrocinio al Pride, poi con il Governo che da tempo, tramite circolare inviata ai prefetti, ha bloccato le trascrizioni dei figli nati all’estero da coppie omosessuali (attraverso la maternità surrogata).

Scelte che Sala giudica incomprensibili, ma che al contempo riaffermano Milano come “prima città italiana in ambito internazionale che ha accolto in modo strutturale la comunità Lgbt+, promuovendo “il messaggio che non devono avere difficoltà a inserirsi sia socialmente che professionalmente”, ha osservato il primo cittadino del comune lombardo.

Evidentemente, il mondo ideale in cui sogna di vivere Sala è quello dove le uniche libertà ad avere legittimo spazio, sono quelle concesse alla minoranza LGBT.

Le altre, invece, in barba ad ogni sano concetto di democrazia, possono traslocare altrove. Cioè chi, come noi, intende difendere e promuovere i valori della vita, della famiglia e della libertà educativa, farebbe bene a cambiare atteggiamento, altrimenti rischia di essere definito “omofobo”.

Quindi, noi che consideriamo del tutto folle invitare famiglie, con nonni e “bambini”, al Pride e alle iniziative pro-LGBT, siamo da etichettare come omofobi,
per la semplice ragione che non ci pieghiamo al diktat, secondo cui crescere all’interno di una coppia omosessuale equivalga al crescere ed essere educati all’interno di una famiglia composta da un uomo e da una donna.

Al contrario di quel che pensa Sala, noi siamo orgogliosi di trovarci in sintonia con quanto ha ribadito più volte il Santo Padre, ossia che ci troviamo dinanzi ad una “sfida” che prende il nome di “gender”.

Quest’ultima “nega la differenza e la reciprocità naturale di uomo e donna. Essa prospetta una società senza differenze di sesso, e svuota la base antropologica della famiglia”.

Tale “ideologia induce progetti educativi e orientamenti legislativi che promuovono un’identità personale e un’intimità affettiva radicalmente svincolate dalla diversità biologica fra maschio e femmina. L’identità umana viene consegnata ad un’opzione individualistica, anche mutevole nel tempo” (Esortazione apost. Amoris Laetitia, n° 56).

Non dimenticare ciò che hai letto e tienilo ben a mente nel momento in cui ti troverai all’interno del seggio elettorale.


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