
Sicilia, legge della vergogna: medici obbligati ad abortire!
La Sicilia ha varcato una soglia che dovrebbe scuotere le coscienze di ogni cittadino, credente o laico, che riconosca il valore inviolabile della vita umana e il diritto fondamentale alla libertà di coscienza.
L’approvazione dell’articolo 3 della legge regionale 738, che obbliga gli ospedali pubblici ad assumere esclusivamente personale non obiettore di coscienza per praticare l’interruzione volontaria di gravidanza, rappresenta una deriva etica e democratica senza precedenti.
Dietro lo scudo ideologico dei “diritti delle donne” si cela un attacco diretto alla vita nascente e alla dignità di ogni essere umano non ancora nato.
In una società che si definisce civile, il primo diritto da garantire dovrebbe essere il diritto a nascere.
Invece, si preferisce rimuovere chi dissente, chi crede nella sacralità della vita, chi si oppone con coscienza e competenza a un sistema che trasforma l’aborto in una pratica da rendere facilmente accessibile e persino incentivata.
Una legge imposta nel buio
Con un voto segreto, chiesto strategicamente da chi temeva la luce della responsabilità politica, l’Assemblea Regionale Siciliana ha approvato una legge che, oltre a imporre la presenza di personale non obiettore, minaccia di trasferimento o risoluzione contrattuale coloro che decidano successivamente di non praticare più aborti.
È una forma di intimidazione istituzionalizzata, che mette il bavaglio alla libertà personale e professionale.
È inaccettabile che lo Stato – o una sua articolazione regionale – si arroghi il diritto di selezionare i medici in base alla loro disponibilità a sopprimere una vita, escludendo chi difende la dignità del concepito.
Medici sotto attacco, coscienze cancellate
I dati sono chiari: in Sicilia oltre l’81% dei ginecologi è obiettore di coscienza, e in alcune strutture la percentuale raggiunge il 100%.
Non si tratta di un’anomalia da correggere, ma di un segnale potente della volontà del personale medico di non essere coinvolto in pratiche che considerano eticamente inaccettabili.
E invece di ascoltare questa voce, si tenta di zittirla con leggi punitive!
Ma non è solo il personale sanitario ad essere colpito. La vera vittima di questa normativa è il bambino non nato, ridotto a “problema” da eliminare, piuttosto che persona da accogliere.
Dove sono gli investimenti per il sostegno alla maternità? Dove i fondi per aiutare le donne in difficoltà a scegliere la vita?
Questa legge non offre soluzioni, ma scorciatoie. Non sostiene, ma abbandona!
Una chiamata alla coscienza di tutti
È tempo di alzare la voce! Di dire con forza che la libertà di coscienza non si compra né si condiziona. Che la vita umana è un valore non negoziabile.
Se questa legge siciliana è motivo di profonda preoccupazione, ancora più urgente è agire a livello europeo, dove il Parlamento ha votato a favore di riconoscere l'aborto come un diritto fondamentale nell'Unione Europea.
Un passo gravissimo, che ha aperto la strada a pressioni su tutti gli Stati membri per liberalizzare ulteriormente una pratica che rappresenta un crimine contro la vita nascente.
Per questo, se non l’hai ancora fatto, ti invito a firmare la petizione “No all’aborto tra i diritti fondamentali dell’Ue!” promossa da Generazione Voglio Vivere.
Unisciti a migliaia di cittadini europei che chiedono all’Europa di proteggere chi non può difendersi: il bambino nel grembo materno.
In un tempo in cui i media tacciono e la cultura dominante normalizza l’aborto, è fondamentale informare, aprire gli occhi, risvegliare le coscienze.
Per questo abbiamo lanciato una vasta campagna di sensibilizzazione online, tramite Facebook, per raggiungere milioni di persone con messaggi chiari, documentati, e pieni di speranza per la vita. Ma abbiamo bisogno del tuo aiuto!
Con il tuo prezioso sostegno possiamo continuare a combattere la cultura della morte e affermare, con forza e verità, che ogni vita è degna di essere vissuta.
Insieme possiamo affermare che ogni essere umano, sin dal concepimento, è un dono da custodire. Difendiamo la vita, sempre!