STOP alla neolingua woke: firma per difendere la nostra identità!

STOP alla neolingua woke: firma per difendere la nostra identità!

Stanno cercando di riscrivere la nostra lingua. Ma non è solo una questione di parole: vogliono riscrivere la nostra cultura, la nostra identità, la nostra storia.

La Commissione Europea ha lanciato un attacco frontale al linguaggio, alla verità e alla realtà, che non può lasciarci indifferenti.

Con la scusa dell’inclusività, lo scorso 14 febbraio, ha pubblicato il Toolkit on Gender-sensitive Communication, un manuale di 61 pagine destinato a legislatori, traduttori e funzionari, imponendo un linguaggio neutrale, privo di riferimenti al sesso, alla famiglia, alla religione.

Un colpo di stato linguistico che ci impone di eliminare parole considerate “poco inclusive”. Non è una proposta, è un diktat! Non è inclusione, è censura!

Ecco cosa vogliono cancellare

Questa non è una riforma linguistica, è controllo del pensiero. Ecco cosa vogliono imporci:

Eliminare ogni parola che contenga “man”: secondo l’UE, termini come mankind (umanità), fisherman (pescatore), manpower (manodopera) sono discriminatori. Vanno sostituiti con termini più “neutri” come humanity, fisher, workforce.

Dire “marito” e “moglie” è discriminatorio: da ora in poi, per l’UE, le parole husband e wife non sono più accettabili. Al loro posto, un freddo e impersonale spouse (coniuge). L’obiettivo? Cancellare la famiglia naturale, eliminare le differenze tra uomo e donna.

Cancellare le radici cristiane dell’Europa: la guida vieta l’uso di Christian name (nome di battesimo), perché sarebbe troppo legato alla tradizione cristiana. L’unico termine ammesso è first name. Un chiaro segnale: qualsiasi riferimento alla nostra cultura e tradizione deve sparire.

Obbligo di usare pronomi neutri: non esistono più he (lui) e she (lei). Tutti devono diventare they (loro), perché il sesso biologico non deve più essere riconosciuto.

Bandite le parole “omosessuale” e “transessuale”: anche termini come homosexual e transsexual devono essere sostituiti con espressioni più vaghe e “neutre”. L’identità sessuale stessa diventa un concetto fluido e indefinito.

Non è solo linguaggio, è un attacco alla realtà

Le parole non sono solo strumenti di comunicazione: plasmano il pensiero, forgiano l’identità, trasmettono storia e valori. 

E chi controlla il pensiero, controlla la società. Non è quindi una coincidenza. È un progetto preciso!

Vogliono imporci un linguaggio freddo, neutrale, privo di significato. Perché? Perché un popolo che non ha parole per descrivere la realtà non può più difenderla:

  • Se non possiamo più dire "marito" e "moglie", alla fine ci dimenticheremo che la famiglia è composta da un uomo e una donna.
  • Se il nostro “nome di battesimo” diventa semplicemente un “first name”, ci abitueremo a un’Europa senza radici cristiane.
  • Se ci impongono di chiamare tutti “they”, come se il sesso biologico non esistesse, ci convinceremo che il concetto stesso di uomo e donna è superato.

E una società senza radici, senza identità e senza certezze è una società facilmente manipolabile.

Alcuni eurodeputati, come Anna Cisint, Paolo Inselvini, Chiara Gemma e Isabella Tovaglieri, stanno già alzando la voce contro questa follia. 

Ma non basta! Anche noi dobbiamo farci sentire e opporci a questa imposizione ideologica.

Per questo, ti invitiamo a firmare subito la petizione per chiedere agli eurodeputati italiani di fare pressione sulla Commissione Europea affinché questa guida linguistica politically correct venga ritirata immediatamente.

Lo hanno già fatto in passato. Ora ci riprovano!

Nel 2021, la Commissione Europea aveva provato a cancellare il Natale dai documenti ufficiali, chiedendo di sostituirlo con “periodo festivo”.

L’ondata di indignazione pubblica aveva costretto l’UE a fare marcia indietro e ritirare il documento. Ora ci riprovano, con un piano ancora più radicale.

Pensano di poter imporre un nuovo linguaggio senza che nessuno reagisca. Ma questa volta non possiamo permetterglielo!

E’ ora di dire basta!

Non possiamo accettare che un gruppo di burocrati europei decida cosa possiamo dire, cosa possiamo pensare e, in definitiva, chi possiamo essere.

Se lasciamo passare questa imposizione, sarà solo l’inizio. Oggi cancellano “marito” e “moglie”. Domani cancelleranno “madre” e “padre”. E poi? Fino a dove si spingeranno? Questo non è progresso, è un bavaglio!

Firma subito la petizione per chiedere agli eurodeputati italiani di opporsi con forza e di fare pressione sulla Commissione Europea. Questo documento deve essere ritirato immediatamente! 

Il silenzio è complicità. Se non ci opponiamo, questa imposizione diventerà la norma.

 

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