
Torneo di calcio contro l'omofobia: sport o indottrinamento?
Con la quarta edizione del torneo “Veni Vidi Daje!”, Roma ospita l’ennesima iniziativa dichiaratamente ispirata alla propaganda LGBT, promossa con il patrocinio del Municipio V, del CONI e della Lega Nazionale Dilettanti.
Un evento che, dietro la facciata dello sport, veicola una visione ideologica sempre più radicale.
Preoccupa il crescente sostegno istituzionale a eventi che, sotto il pretesto della “lotta alla discriminazione”, propongono modelli divisivi e politicamente orientati.
Mentre in Francia si organizzano tornei “contro l’omofobia” con il sostegno della Federcalcio, anche in Italia cominciano a moltiplicarsi iniziative che vogliono riscrivere le regole dello sport sulla base dell’identità di genere percepita, anziché della realtà biologica e del buon senso.
Non basta più il rispetto dovuto a ogni persona: ora si pretende l’adesione totale a una visione ideologica che porta con sé la cancellazione delle differenze, l’abbattimento delle categorie sportive tradizionali e l’imposizione di “carte per la diversità di genere”, sostenute da organizzazioni internazionali militanti.
Assistiamo a una trasformazione preoccupante: da strumenti di aggregazione e crescita, lo sport e le istituzioni che lo governano rischiano di diventare veicoli di una battaglia culturale in cui chi non si allinea viene escluso, silenziato o accusato di “discriminazione”.
È il momento di alzare la voce e chiedere: davvero vogliamo che lo sport diventi terreno di sperimentazioni ideologiche? Dove sono finiti i valori che hanno fatto grande lo sport italiano?