Uccisa perché voleva vivere

Uccisa perché voleva vivere

Dobbiamo darti una notizia tristissima e della massima gravità.

S.T., la giovane donna diciannovenne di cui ti avevamo parlato qualche settimana fa, è ufficialmente deceduta, condannata a morte da un’ordinanza della Court of Protection e dal Servizio sanitario inglese.

Come forse ricorderai, S.T. era affetta da una rara malattia mitocondriale, tuttavia era pienamente cosciente e in grado di comunicare.

Assieme alla sua famiglia, da oltre sei mesi aveva ingaggiato una dura battaglia legale con il servizio sanitario inglese, per ottenere il permesso di recarsi all’estero (Canada) al fine di sperimentare un trattamento sanitario che le avrebbe potuto salvare la vita.

Niente di più normale, legittimo e, anzi, doveroso.

Cosa è accaduto però?

Che il Servizio sanitario inglese l’ha definita come una persona “delirante”, in ragione del fatto che S.T. si era opposta alla diagnosi formulata dai medici, secondo la quale, essendo la sua condizione oramai senza speranza, lei avrebbe presto dovuto intraprendere un percorso di fine vita.

Ne è sorta una disputa legale sciolta in malo modo dalla giudice Roberts, la quale in una sentenza ha dichiarato che S.T. non aveva la capacità di prendere decisioni simili, contro il parere di due psichiatri che avevano visitato la giovane donna.

Ebbene, S.T. è purtroppo venuta meno la scorsa settimana, ma la battaglia legale non è di certo finita qui.

Nella giornata di domani si terrà infatti un’importante udienza presso la Court of Protection per chiedere l’abolizione delle restrizioni dovute alla denuncia (tra i quali l’utilizzo dell’acronimo S.T. per identificare la giovane) e venga concesso ai genitori di S.T. il diritto di raccontare la loro storia.

Non so se ti rendi pienamente conto…

Ad oggi di S.T. non deve essere conosciuto nulla, tant’è che sui media della sua storia si sa pochissimo in realtà.

Pensa che i genitori hanno dovuto lottare persino per raccogliere i fondi per pagare il suo funerale!

Eppure “l’esperienza della famiglia di ST non è un episodio isolato. – si legge su un sito legato all’organizzazione Christian Legal Centre, che si occupa di difendere la famiglia di S.T. e si è occupata in passato di altri casi simili.

La pratica attuale dei tribunali che determinano le controversie di fine vita tra le famiglie e il servizio sanitario nazionale è quella di imporre restrizioni draconiane alle segnalazioni in modo che le identità delle famiglie e dei medici coinvolti non diventino mai note”.

Questa pratica controversa è attualmente sotto esame in un appello in corso alla Corte Suprema derivante da altri due casi di fine vita di alto profilo, Isaiah Haastrup e Zainab Abbasi”.

E tutto questo non accade in Corea del Nord o in uno Stato del Terzo mondo, ma nella civilissima, suadente e iconica Inghilterra del XXI secolo.

Credo che come minimo sarebbe d’obbligo fare una riflessione seria e coscienziosa su dove vuole arrivare l’Occidente.

Perché se questo è l’orizzonte verso il quale vogliamo andare, ebbene noi non ci stiamo e probabilmente anche tu che stai leggendo la pensi come noi.

Per persone come noi questa storia costituisce una tragedia vergognosa, né più né meno.

E che non venissero a farneticare di diritto a morire e scempiaggini simili, perché poi la realtà parla la lingua di casi come quello accaduto a S.T. e alla sua povera famiglia, verso la quale va la nostra profonda solidarietà e il nostro affetto.

Alla loro volontà di zittirci, noi opponiamo la nostra fiera e ostinata volontà di dire tutto, di raccontare per filo e per segno ogni cosa e, soprattutto, di denunciare come ignobili e vergognose (per non dire ben di peggio) le decisioni della giustizia e del servizio sanitario inglese.

A noi spetta un compito fondamentale, perché non possiamo starcene con le mani in mano, dopo aver appreso tutto questo.

È necessario che tu diffonda questa mail e che la condivida con parenti, amici, conoscenti; perché se non svegliamo il torpore che ha fatto breccia troppo facilmente in ciascuno di noi, sinistra e radicali vari (che spuntano come i funghi anno dopo anno) finiranno per regalarci il “bellissimo”, “civilissimo” e, perché no, “elegantissimo” sistema English style.

Ecco il motivo per cui ti chiediamo di darci una mano a denunciare ciò che accade e di unirti a noi.

Vedrai che insieme fermeremo questo inferno che hanno costruito sotto i nostri occhi.


Dobbiamo darti una notizia tristissima e della massima gravità.

S.T., la giovane donna diciannovenne di cui ti avevamo parlato qualche settimana fa, è ufficialmente deceduta, condannata a morte da un’ordinanza della Court of Protection e dal Servizio sanitario inglese.

Come forse ricorderai, S.T. era affetta da una rara malattia mitocondriale, tuttavia era pienamente cosciente e in grado di comunicare.

Assieme alla sua famiglia, da oltre sei mesi aveva ingaggiato una dura battaglia legale con il servizio sanitario inglese, per ottenere il permesso di recarsi all’estero (Canada) al fine di sperimentare un trattamento sanitario che le avrebbe potuto salvare la vita.

Niente di più normale, legittimo e, anzi, doveroso.

Cosa è accaduto però?

Che il Servizio sanitario inglese l’ha definita come una persona “delirante”, in ragione del fatto che S.T. si era opposta alla diagnosi formulata dai medici, secondo la quale, essendo la sua condizione oramai senza speranza, lei avrebbe presto dovuto intraprendere un percorso di fine vita.

Ne è sorta una disputa legale sciolta in malo modo dalla giudice Roberts, la quale in una sentenza ha dichiarato che S.T. non aveva la capacità di prendere decisioni simili, contro il parere di due psichiatri che avevano visitato la giovane donna.

Ebbene, S.T. è purtroppo venuta meno la scorsa settimana, ma la battaglia legale non è di certo finita qui.

Nella giornata di domani si terrà infatti un’importante udienza presso la Court of Protection per chiedere l’abolizione delle restrizioni dovute alla denuncia (tra i quali l’utilizzo dell’acronimo S.T. per identificare la giovane) e venga concesso ai genitori di S.T. il diritto di raccontare la loro storia.

Non so se ti rendi pienamente conto…

Ad oggi di S.T. non deve essere conosciuto nulla, tant’è che sui media della sua storia si sa pochissimo in realtà.

Pensa che i genitori hanno dovuto lottare persino per raccogliere i fondi per pagare il suo funerale!

Eppure “l’esperienza della famiglia di ST non è un episodio isolato. – si legge su un sito legato all’organizzazione Christian Legal Centre, che si occupa di difendere la famiglia di S.T. e si è occupata in passato di altri casi simili.

La pratica attuale dei tribunali che determinano le controversie di fine vita tra le famiglie e il servizio sanitario nazionale è quella di imporre restrizioni draconiane alle segnalazioni in modo che le identità delle famiglie e dei medici coinvolti non diventino mai note”.

Questa pratica controversa è attualmente sotto esame in un appello in corso alla Corte Suprema derivante da altri due casi di fine vita di alto profilo, Isaiah Haastrup e Zainab Abbasi”.

E tutto questo non accade in Corea del Nord o in uno Stato del Terzo mondo, ma nella civilissima, suadente e iconica Inghilterra del XXI secolo.

Credo che come minimo sarebbe d’obbligo fare una riflessione seria e coscienziosa su dove vuole arrivare l’Occidente.

Perché se questo è l’orizzonte verso il quale vogliamo andare, ebbene noi non ci stiamo e probabilmente anche tu che stai leggendo la pensi come noi.

Per persone come noi questa storia costituisce una tragedia vergognosa, né più né meno.

E che non venissero a farneticare di diritto a morire e scempiaggini simili, perché poi la realtà parla la lingua di casi come quello accaduto a S.T. e alla sua povera famiglia, verso la quale va la nostra profonda solidarietà e il nostro affetto.

Alla loro volontà di zittirci, noi opponiamo la nostra fiera e ostinata volontà di dire tutto, di raccontare per filo e per segno ogni cosa e, soprattutto, di denunciare come ignobili e vergognose (per non dire ben di peggio) le decisioni della giustizia e del servizio sanitario inglese.

A noi spetta un compito fondamentale, perché non possiamo starcene con le mani in mano, dopo aver appreso tutto questo.

È necessario che tu diffonda questa mail e che la condivida con parenti, amici, conoscenti; perché se non svegliamo il torpore che ha fatto breccia troppo facilmente in ciascuno di noi, sinistra e radicali vari (che spuntano come i funghi anno dopo anno) finiranno per regalarci il “bellissimo”, “civilissimo” e, perché no, “elegantissimo” sistema English style.

Ecco il motivo per cui ti chiediamo di darci una mano a denunciare ciò che accade e di unirti a noi.

Vedrai che insieme fermeremo questo inferno che hanno costruito sotto i nostri occhi.


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