Ue vs Orban: Italia si schiera con l’Ungheria
A stare sotto i riflettori è ancora l’Ungheria di Orban e, in particolar modo, la legge varata nel 2021 che vieta la promozione dell’ideologia LGBT.
Il 6 aprile scadeva il limite temporale per prendere parte all’azione legale intrapresa dalla Commissione Europea nei confronti dello Stato magiaro.
I Paesi europei che hanno risposto “presente” all’appello sono: Francia, Germania Belgio, Lussemburgo, Paesi Bassi, Spagna, Portogallo, Danimarca, Irlanda, Malta, Austria, Finlandia, Svezia, Slovenia e Grecia.
«Un fatto eclatante poiché si tratta della più grande procedura sulla violazione dei diritti umani mai portata davanti alla Corte di giustizia dell’Ue. E non sfugge l’assenza dell’Italia dalla lista...», osserva l’Ansa.
Uno scontro dunque fortissimo tra due concezioni del mondo e della vita, prima ancora di ogni altro aspetto politico.
E il fatto che il Governo italiano abbia deciso di sfilarsi dagli Stati più importanti dell’Unione Europea, su un punto così delicato, è sicuramente un gesto da evidenziare positivamente.
Come puoi aver notato, insieme all’Italia non figurano nell’elenco i Paesi che fanno parte del cosiddetto “gruppo di Visegrad”, oltre alla stessa Ungheria, cioè: Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia.
Questo significa che il Governo guidato da Giorgia Meloni ha dimostrato con i “fatti” da che parte schierarsi quando occorre.
Atto politico che, come potrai immaginare, non è passato inosservato, naturalmente.
«Se ancora qualcuno nutriva qualche dubbio, da ieri non ne avrà più neanche mezzo: l’Italia di Giorgia Meloni è schierata a pieno titolo con i paesi di Visegrad che discriminano gay, lesbiche, transgender.
È schierata cioè con i Paesi omofobi. Giovedì sera scadeva la possibilità dei singoli Stati dell’Unione Europea per sostenere la causa della Commissione e del Parlamento europeo contro la legge voluta da Orban nel 2021 che censura la rappresentazione dell’omosessualità o del cambio di sesso nei libri scolastici, nei film e nei programmi tv per i minori di 18 anni».
Con tali parole il quotidiano Il Riformista commentava la notizia, il giorno dopo, e con esso tutta la sinistra italiana.
Al Governo va il nostro totale e sincero apprezzamento per tale scelta.
Adesso il compito più duro sarà quello di resistere!
E qui entriamo in gioco noi.
A te spetta informare amici e conoscenti, sensibilizzarli su questa tematica e incitarli a combattere insieme a noi, dicendo loro che un altro mondo è possibile.
Ricorda che tra questa battaglia e la possibilità di trascrizione dei “figli” delle coppie omosessuali e lesbiche, che si sta giocando qui in Italia, vi è un filo rosso ben visibile.