Un fondo Ue per l’aborto, pagato da tutti noi: diciamo “NO, non in mio nome!”

Un fondo Ue per l’aborto, pagato da tutti noi: diciamo “NO, non in mio nome!”

In questi giorni, a Bruxelles, qualcosa di decisivo si muove.

La Commissione per i Diritti delle donne e l’Uguaglianza di genere (FEMM) del Parlamento Europeo ha approvato, con 26 voti a favore e 12 contrari, una risoluzione che chiede la creazione di un meccanismo finanziario europeo per garantire l’accesso all’aborto “sicuro e accessibile” in tutta l’Unione.

Una proposta nata dalla campagna “My Voice, My Choice”, che ha raccolto oltre 1,2 milioni di firme in tutta Europa — di cui più di 600.000 solo in Italia — e che ora ha superato il primo passaggio ufficiale nelle istituzioni europee.

Dietro parole come “solidarietà” e “diritti fondamentali”, si cela un progetto inquietante: l’istituzione di un fondo finanziato dall’Unione Europea per sostenere economicamente gli Stati membri che permetteranno alle donne di abortire anche oltre i propri confini nazionali.

Un meccanismo “opt-in”, presentato come volontario, ma che nei fatti trasforma l’aborto in una pratica transfrontaliera, sostenuta con risorse comuni e con l’avallo politico delle istituzioni europee.

La risoluzione, infatti, invita la Commissione a “rimuovere le barriere legali e pratiche che ostacolano l’accesso all’interruzione di gravidanza”, a “promuovere l’aborto sicuro e legale come parte dei diritti sessuali e riproduttivi” e a “contrastare i movimenti anti-gender che si oppongono all’uguaglianza e ai diritti umani”.

Non si tratta più di una questione nazionale o morale, ma di una battaglia politica e ideologica che punta a includere l’aborto tra i diritti fondamentali dell’Unione.

E’ arrivato il momento di reagire, di non restare in silenzio e farsi sentire!

Per questo, ti invitiamo, se ancora non l’hai fatto, a firmare la petizione “No all’aborto tra i diritti fondamentali dell’Ue!”, per dire chiaramente che la vita non si vota e non si finanzia la morte con i fondi europei.

Con la tua firma, puoi dire “NO” a un’Europa che finanzia la morte e “SI’” a un’Europa che difende la vita, la maternità, la dignità di ogni essere umano. Non è solo un gesto simbolico: è un atto concreto di responsabilità!

Ma non basta! Oggi serve anche informare, risvegliare, far conoscere la verità su ciò che sta accadendo.

Molti cittadini europei non sanno che, dietro questa iniziativa, si nasconde il tentativo di inserire l’aborto tra i diritti fondamentali dell’Unione.

Ecco perché abbiamo lanciato una grande campagna di sensibilizzazione online per raccontare con coraggio ciò che i media tacciono e far luce su questa deriva che minaccia la dignità umana. Ma per renderla davvero efficace, abbiamo bisogno del tuo aiuto!

Nei documenti ufficiali si leggono parole che fanno riflettere.

La relatrice svedese Abir Al-Sahlani ha dichiarato: “Nessuna donna dovrebbe essere costretta a lasciare il proprio Paese solo per esercitare i propri diritti umani”.

Ma che umanità è quella che considera la morte del più piccolo e indifeso un “diritto”? Che civiltà è quella che tutela la libertà di scegliere contro la vita, ma non quella di scegliere per accoglierla?

L’eurodeputata Alessandra Moretti (PD) invece ha detto: “L’Europa deve garantire un aborto sicuro e legale contro ogni forma di violenza e oppressione”.

Eppure, che violenza è più grande di quella che strappa un figlio dal grembo della madre? Il diritto di una persona non può mai fondarsi sulla negazione del diritto di un’altra.

In molti Paesi europei, come Polonia e Malta, l’aborto è ancora fortemente limitato, e per questo vengono accusati di violare “diritti umani”. Ma chi lotta per la vita non è nemico della libertà: è il suo più autentico difensore.

L’Unione Europea è nata per difendere la pace, non per finanziare la distruzione della vita umana. È nata per unire popoli, non per imporre ideologie.

E noi non possiamo restare spettatori mentre i valori fondanti della nostra civiltà vengono riscritti da chi confonde la libertà con il potere e i diritti con i desideri.

Non possiamo delegare ad altri la difesa della vita e non possiamo permettere che a Strasburgo o a Bruxelles si decida che l’aborto è un diritto europeo, perché significherebbe dire che la vita non lo è più.

Perché la vita non è un diritto da discutere. È un dono da custodire, sempre!

 

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