Un grave attacco alla scuola: diciamo NO alla carriera alias!

Un grave attacco alla scuola: diciamo NO alla carriera alias!

Qualcuno vuole farci credere che la scuola sia diventata un laboratorio culturale dove sperimentare identità, percezioni, costruzioni ideologiche.

Ma noi genitori, educatori, cittadini, non possiamo restare in silenzio mentre ciò che dovrebbe essere il luogo della crescita, della conoscenza e della serenità dei nostri figli viene trasformato in un terreno di battaglia ideologica.

È quello che sta accadendo al Liceo Classico e Musicale "Annibale Mariotti" di Perugia, che ha approvato un regolamento per l’attivazione della cosiddetta carriera alias.

E’ un protocollo interno che permette agli studenti di assumere un “nome di elezione” diverso da quello anagrafico e di usarlo in tutti gli atti scolastici ufficiali.

Una misura che viene presentata come tutela, ma che nei fatti spalanca la porta all’ingresso dell’ideologia gender nel cuore della scuola.

Lo stesso regolamento, approvato il 18 novembre 2025, dichiara di voler riconoscere a studenti con varianza di genere una “identità alias”, attivabile persino su richiesta della famiglia per i minorenni, purché sia documentato un percorso psicologico o medico legato alla transizione.

Così, un istituto storico e prestigioso viene trasformato in un certificatore di identità percepite, anticipando in modo arbitrario ambiti che nessuna norma nazionale prevede.

La reazione della comunità non si è fatta attendere: la Lega Umbria ha denunciato una “scelta gravissima”, parlando di rischio di indottrinamento e di disorientamento per gli studenti.

E il senatore Simone Pillon ha messo in guardia da una “resa all’ideologia gender woke”, ricordando che tali percorsi possono spingere minorenni verso trattamenti ormonali o chirurgici dai potenziali effetti irreversibili, come indicato da numerose riserve della comunità scientifica.

Non solo: Pillon ha parlato anche di un rischio concreto per la serenità dell'ambiente educativo e per la privacy degli studenti.

Tutto questo rende ancora più urgente un’azione decisa!

Per questo, ti invitiamo a firmare subito la petizione “NO alla carriera alias nella scuola!”, promossa da Generazione Voglio Vivere, indirizzata al Ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, per chiedergli di intervenire con chiarezza e coraggio per fermare questa deriva.

Fai sentire la tua voce: i nostri figli meritano una scuola che li accompagni, non che li confonda.

Ma non basta firmare! Per contrastare una spinta ideologica così forte, serve una risposta altrettanto forte.

Per questo ti invitiamo anche a sostenere con una donazione la grande campagna di sensibilizzazione online che abbiamo intenzione di lanciare per raggiungere centinaia di migliaia di persone e creare un’onda di protezione attorno ai nostri ragazzi.

Ogni contributo, anche piccolo, ci aiuterà a difendere i nostri ragazzi da un’ondata ideologica che rischia di travolgere le fondamenta educative del nostro Paese.

Ma il punto non è solo Perugia. È l’Italia intera!

È capire se vogliamo una scuola ancorata alla realtà o una scuola resa fragile da costrutti culturali che cambiano alla velocità del vento.

Famiglie, associazioni, docenti ed esperti sono divisi tra chi vede la carriera alias come una tutela e chi, invece, teme — a ragione — che si tratti di un passo verso forme di pressione psicologica, confusione identitaria e fragilità emotiva tra i più giovani.

Il dibattito pubblico si concentra su questioni cruciali: tutela dei minori, rispetto del ruolo dei genitori, limiti dell’autonomia scolastica, rischi legati alla privacy, possibili abusi procedurali.

Tutti temi che una scuola responsabile dovrebbe affrontare con estrema cautela, non con regolamenti affrettati redatti in assenza di normative nazionali chiare.

A ciò si aggiunge l’ipotesi — già annunciata — di un possibile intervento del Ministero dell’Istruzione attraverso una verifica di legittimità, proprio per accertare se il regolamento rientri nei poteri dell’istituto o se ecceda le competenze previste dalla legge.

Tutto questo dimostra chiaramente una cosa: non siamo di fronte a un dettaglio amministrativo, ma a una questione che tocca il cuore dell’educazione, della formazione, della crescita psicologica dei ragazzi.

Il futuro dei nostri figli non può essere piegato a un’ideologia. E noi non lo permetteremo!

 

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