Uno studio boccia i trattamenti ormonali per bambini e adolescenti
«Negli ultimi 10 anni si è visto un esponenziale aumento a livello mondiale (…) della confusione di genere o disforia di genere (si usano anche le espressioni transgender o non conformità di genere) tra i giovani, in particolare tra le adolescenti».
Ad affermarlo è una ricerca molto interessante condotta dall’Institute for Research & Evaluation, intitolata: “La ricerca sul tema transgender. 5 cose che ogni genitore e decisore politico dovrebbe sapere”.
Perché è importante questa ricerca?
Perché sebbene ammetta che le sofferenze dei giovani interessati in taluni casi siano reali, tuttavia attesta che i mezzi impiegati per far fronte ad esse facciano acqua da tutte le parti.
Una scuola di pensiero sempre più cospicua, infatti, rappresentata a livello governativo dall’amministrazione statunitense (HSS Dipartimento della Salute e Servizi Umani, 2022), ritiene che la giusta politica sia quella che propugni “la presa in carico affermativa e precoce”.
Per evitare depressioni e rischi di suicidio, costoro ritengono che bisogni agire subito nei confronti di bambini, adolescenti e ragazzi che manifestino “disforia di genere”, attraverso le procedure mediche cross-sex.
Tra queste, un ruolo principale viene svolto dai cosiddetti “bloccanti della pubertà” (Triptorelina), ossia da dei farmaci che arrestano lo sviluppo ormonale del bambino, dell’adolescente o del ragazzo.
Eppure, un simile approccio è considerato da molti controverso.
“la forte crescita nell’uso di ormoni e interventi chirurgici cross-sex per i giovani è al centro di un acceso dibattito, generando incertezza nei pazienti, nei genitori, nei medici e nei decisori politici su cosa sia meglio. Di seguito si trova un elenco di evidenze della ricerca su cinque questioni chiave in merito”.
In breve, la ricerca diretta dal dott. Stan Weed osserva che le evidenze scientifiche:
1) non solo non dimostrano che i trattamenti cross-sex siano efficaci, ma testimoniano che risultano dannosi. Ecco perché, le stesse, raccomandano il counselling (consiglio) e una vigile attesa;
2) non dimostrano che la transizione di genere medica sia necessaria per prevenire i rischi di suicidio. Semmai, vi sono evidenze che testimoniano il contrario;
3) attestano che la “disforia di genere” si risolve spontaneamente prima dell’inizio dell’età di giovane adulto;
4) mostrano che tra le cause di “disforia di genere”, i fattori sociali e culturali risultano essere altamente significativi ai fini dell’identificazione transgender di un giovane.
5) non dimostrano che i bambini traggano benefici dall’educazione sessuale pubblica e dalle spiegazioni scolastiche circa l’omosessualità o il transgenderismo. È importante precisare che, al contrario, non vi è alcuna evidenza scientifica che dimostri che ciò non risulti dannoso.
Come hai potuto vedere, questa ricerca è importantissima.
Mostra con dati scientificamente inoppugnabili tutto ciò per cui tu ed io ci battiamo.
La disforia di genere viene il più delle volte utilizzata pretestuosamente per promuovere l’identità di genere, per incentivare l’uso dei farmaci che blocchino lo sviluppo ormonale (non a caso il Protocollo olandese per il trattamento dei bambini con disforia di genere si fonda su uno studio finanziato dalla Ferring Pharmaceuticals, azienda farmaceutica che commercializza la Triptorelina, come ci dice Tommaso Scandroglio dalle pagine de La Nuova Bussola Quotidiana) e, più in generale, per influenzare i fattori sociali e culturali della società, come esplicita bene il punto num. 4 della ricerca.
Tutto ciò viene fatto giocando con le vite di bambini, adolescenti e ragazzi.
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