Abbiamo le prove!

Abbiamo le prove!

“Abbiamo le prove”, si potrebbe dire.

Chi si sottopone ad operazioni chirurgiche per modificare il proprio sesso, presenta il rischio di tentare il suicidio 12 volte superiore a chi, a parità di altre condizioni, non intende sottoporsi ad interventi simili.

A sancirlo è uno studio condotto da sette ricercatori dell’Università del Texas, dal titolo: Rischio di suicidio e autolesionismo a seguito di un intervento chirurgico di affermazione di genere, sulla base di un campione di ben 90 mila pazienti e per un lasso di tempo abbastanza ampio, dal 2003 al 2023.

“Con la crescente accettazione delle persone transgender, il numero di interventi chirurgici di affermazione di genere è aumentato. – si legge nella presentazione dello studioGli individui transgender affrontano tassi di depressione elevati, che portano ad un aumento dell’ideazione e dei tentativi di suicidio”.

Concludendo con queste parole: La chirurgia di affermazione del genere è significativamente associata a elevati rischi di tentativi di suicidio, sottolineando la necessità di un supporto psichiatrico post-procedura completo”.

Cosa intende dire, in estrema sintesi, questo studio?

Che obiettivamente l’operazione chirurgica di cambio sesso “destabilizza” una persona, ad essere assai buoni.

Cosa significa però il termine destabilizza?

Significa che rende instabile un organismo creato per essere qualcos’altro.

La persona che si sottopone ad un intervento chirurgico di cambio sesso, infatti, ha inscritti nel suo codice genetico, i cromosomi sessuali maschili (xx) o femminili (xy), volenti o nolenti.

“Diventare” o – per essere più precisi – provare a diventare ciò che in natura non si è, significa andare incontro a crisi di coscienza, ad instabilità assai gravi che possono portare a qualcosa di molto grave come il suicidio, come si è visto.

Lo studio che hai avuto modo di vedere anche tu si limita a constatare qualcosa che in una società non ideologizzata sarebbe perfettamente chiaro, evidente.

Una società che davvero mirasse a rispettare la dignità umana, infatti, invece di invocare nuovi pseudo-diritti, proverebbe a spiegare i dati di realtà e non a diffondere invenzioni, ad illudere persone in evidente stato di debolezza e difficoltà.

E chi afferma ciò non può essere accusato di omofobia, che implica l’odio contro le persone omossessuali, che è qualcosa da bandire nella maniera più assoluta.

Ciò detto, noi dobbiamo però avere tutto il diritto di affermare, al seguito di ciò che dice il Catechismo della Chiesa cattolica, che gli atti omosessuali “sono intrinsecamente disordinati” (n. 2357), in quanto contrari alla legge naturale, e che il futuro della società passa dalla difesa e dalla promozione della famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna.

Nel rispetto di tutte le opinioni, questo deve essere ben chiaro!

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