ALLARME: Attivazione Carriera Alias
Sembra che tra i comuni di Roma e Milano si sia instaurato un piano d’azione comune pro-LGBT.
A pochi giorni di distanza dalla trascrizione di due atti di nascita di bambine “figlie” di coppie omosessuali, il sindaco di Roma Roberto Gualtieri e la sua amministrazione si apprestano ad avviare l’iter per il riconoscimento della carriera alias del personale dipendente di Roma Capitale, alla stregua di quanto già fatto dal comune di Milano guidato da Beppe Sala.
In poche parole, di cosa stiamo parlando?
Con ‘carriera alias’ o ‘identità alias’, si fa riferimento ad un protocollo che prevede la possibilità di registrarsi presso un ente (pubblica amministrazione, azienda, scuola) con il nome corrispondente alla propria identità di genere, ovvero all’identità auto-percepita, laddove questa non coincida con l’identità biologica originaria.
“Avviare la carriera alias vuol dire porre l’attenzione ai percorsi di affermazione di genere e di autodeterminazione, promuovendo cultura e formazione e fornendo strumenti operativi per contrastare le discriminazioni sul luogo di lavoro”, ha osservato Marilena Grassadonia, Coordinatrice dell’Ufficio Diritti LGBT+ di Roma Capitale.
L’attivazione dell’identità alias – ha poi continuato – si tradurrà nella sottoscrizione di un accordo di riservatezza confidenziale, senza la necessità di ulteriori giustificazioni, tra la persona dipendente e l'Amministrazione Capitolina. Ancora un passo importante sulla strada dei diritti”.
Come ricordato, Roma segue dunque la città di Milano, la quale dopo aver approvato la delibera lo scorso dicembre, nel mese di marzo ha diramato una circolare con le linee guida in riferimento all’attivazione delle identità alias, per quei dipendenti comunali che ne faranno richiesta.
Peccato, però, che tale “facoltà”, oltre a non avere alcun senso dal punto di vista della legge naturale e del comune buon senso, va contro la legge civile, come attestato, tra l’altro, da una sentenza della Corte di Cassazione (prima sezione civile, ordinanza del 17 febbraio 2020, n. 3877).
All’interno di questa si legge che “il legislatore nazionale, con la L. n. 164 del 1982, art. 5 ha richiesto una corrispondenza assoluta tra sesso anatomico e nome, manifestando preferenza per l’interesse alla certezza nei rapporti giuridici rispetto all’interesse individuale alla coincidenza tra il sesso percepito e il nome indicato nei documenti di identità”.
Le pretese di costoro rivelano l’impazzimento generale di una parte della società occidentale, in preda ad una forma particolare di delirio di onnipotenza.
In fondo, tale constatazione corrisponde a ciò che si legge nella recente dichiarazione pontificia Dignitas infinita, laddove v’è scritto che “voler disporre di sé, così come prescrive la teoria del gender, indipendentemente da questa verità basilare della vita umana come dono, non significa altro che cedere all’antichissima tentazione dell’essere umano che si fa Dio ed entrare in concorrenza con il vero Dio dell’amore rivelatoci dal Vangelo” (n. 57).
Cosa aspetti dunque a lottare con noi contro queste assurde pretese? Inizia già da oggi a schierarti al nostro fianco e a sensibilizzare persone, amici e conoscenti su questo tema.