
Censura ideologica contro i pro-life: firma per dire BASTA!
In Italia si sta verificando qualcosa di gravissimo, sotto gli occhi di tutti, ma che troppi fingono di non vedere.
Chi esprime una voce fuori dal coro, chi osa difendere la Vita nascente, viene zittito. Chi prova a informare, a proporre una riflessione sull’aborto, viene censurato senza pietà.
Parma, Milano, Nichelino: episodi che si ripetono e che non sono più eccezioni. Sono il segnale di un clima sempre più autoritario.
In queste città, le giunte di Sinistra hanno impedito l’affissione di manifesti pro-life, revocato autorizzazioni già concesse, perfino cancellato concerti perché l’artista si era espresso contro l’aborto.
È evidente: la libertà di espressione vale solo per chi è allineato. Chi invece parla di Vita, chi mette in dubbio la narrazione dominante, viene subito ridotto al silenzio.
Ma noi non ci stiamo! Noi resistiamo, reagiamo e denunciamo questo scandalo.
È nostro preciso dovere difendere quelle libertà di parola e d’espressione, sancite dall’art. 21 della Costituzione.
Come? Con una petizione, che ti invitiamo subito a firmare, indirizzata al Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, per chiederle di fermare immediatamente qualsiasi forma di censura ideologica.
Non è un semplice gesto simbolico: è un atto di coraggio, un'affermazione pubblica di libertà, un messaggio forte e chiaro contro chi vuole imbavagliare il pensiero pro-life.
Più firme raccoglieremo, più la nostra voce sarà ascoltata nei palazzi del potere!
Ma non basta firmarla! Dobbiamo fare molto di più: farla arrivare ovunque, raggiungere quante più persone possibile, accendere una vera ondata di consapevolezza.
Per questo vogliamo lanciare una grande campagna di sensibilizzazione online, attraverso Facebook, per rendere la nostra voce più forte, più visibile, più incisiva che mai. Ma per riuscirci, abbiamo bisogno anche del tuo aiuto!
Anche una piccola donazione può fare una differenza enorme. Insieme possiamo trasformare l’indignazione in azione!
Nel giugno scorso a Parma, l’ennesimo atto di censura.
Una campagna di affissioni che riportava gli effetti collaterali della RU486 – emorragie, infezioni, crampi, danni psicologici – è stata bloccata dal Sindaco Michele Guerra.
La motivazione? Presunti «contenuti difformi dalla normale continenza espressiva». Ma quei manifesti dicevano solo la verità, quella che molti non vogliono far sapere.
Ma non è un caso isolato. A Milano, nel 2020, stessa scena: manifesti pro-life rimossi da Giuseppe Sala, mentre si autorizzavano quelli dell’UAAR con slogan violenti come: «Ho urlato per ore, ma l’anestesista era obiettore».
Uno sfregio al diritto all’obiezione di coscienza, criminalizzando chi difende la Vita.
E a Nichelino, nel 2024, si è andati anche oltre: il concerto del cantautore Giuseppe Povia è stato annullato per “motivi ideologici”.
Il suo errore? Avere espresso opinioni sgradite sul tema dell’aborto. Un episodio degno delle peggiori dittature.
Questo non è pluralismo, non è democrazia, è una dittatura culturale che calpesta l’articolo 21 della Costituzione. E non possiamo più tacere!
Perché difendere la Vita non è mai un crimine! È un dovere. È un atto d’amore.