
Combattiamo l’inverno demografico. O non ci sarà un domani…
Il Vietnam comunista è in ginocchio. I numeri vincono anche l’ideologia.
Il tasso di natalità preoccupa. È sceso al di sotto del livello di sostituzione, giungendo nel 2024 a soli 1,9 figli per donna. E questo per il terzo anno consecutivo.
Il che allarma. Perché meno nati significa meno forza lavoro, minor produzione e maggiori costi sociali, previdenziali e assistenziali.
Un prezzo che il Vietnam non si può permettere. Quindi, dopo 37 anni, per la prima volta è stata abolita la politica dei due figli a coppia.
Lo ha deciso lo scorso 3 giugno l’Assemblea nazionale con un apposito emendamento, che ha cancellato anche le precedenti, pesanti sanzioni per i trasgressori.
Ed è stato vietato pure di selezionare il sesso, com’è accaduto finora. Chi preferisce i maschi alle femmine rischia multe da 1.200 a 4.000 €.
L’obiettivo è scongiurare che nel 2039 la popolazione in età lavorativa divenga inferiore al numero di persone a carico.
Ma questo è un rischio che riguarda tutti, non solo il Vietnam. Lo scorso 10 giugno la Bbc ha dato un annuncio inquietante:
l’Unfpa, il Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione, ha riconosciuto formalmente l’esistenza di una crisi globale della fertilità.
Le famiglie giovani preferiscono non fare figli o rinviarli a data da destinarsi, anteponendo viaggi all’estero e divertimenti a biberon e pannolini.
Se un tempo procreare corrispondeva ad una tappa naturale e importante della propria vita, oggi sembra che per molti sia diventato un giogo oppure un progetto opzionale, quasi élitario.
Lo scorso 30 maggio il quotidiano New York Times ha scritto che avere un figlio è un lusso accessibile solo a chi disponga di denaro, carriera stabile e di una perfetta armonia di coppia.
Certo, l’aspetto economico va ben valutato: ma, se pretendiamo di godere delle condizioni ideali per generare vuol dire che, in realtà, non lo faremo mai e probabilmente non lo vogliamo nemmeno!
Dell’«inverno demografico», di cui parlano ormai gli esperti, ci pentiremo tutti. Benché, in modo assolutamente dissennato, media e Sinistre continuino a cavalcare un’ideologia di morte.
Nei giorni scorsi il Parlamento britannico, a guida laburista, ha approvato a stragrande maggioranza la legalizzazione dell’aborto senza limiti di tempo. Anche durante il parto!
Può essere praticato pure per motivi assolutamente futili e discriminatori, come, ad esempio, la selezione del sesso. Il Regno Unito ha, in pratica, autorizzato l’infanticidio.
Roba da far impallidire Erode! La decisione passerà ora all’esame della Camera dei Lord, sperando che qui incontri una forte opposizione.
Ma è comunque segno di una mentalità suicida, sbagliata, priva di futuro. La crisi demografica non è solo questione di numeri.
È il riflesso di una società, che si è smarrita: ha perso fiducia nella vita e nella famiglia. Ha perso la fede!
Riconoscere tutto questo è il primo passo. Fare il secondo tocca a noi. A tutti noi. Oggi abbiamo due mezzi concreti per fermare questo pericoloso processo in atto.
Il primo consiste nel firmare, se non lo hai ancora fatto, la petizione «Fermiamo la glaciazione demografica!», promossa da Generazione Voglio Vivere.
È indirizzata al Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, affinché faccia tutto quanto sia in suo potere, a livello politico e istituzionale, per far crescere il drammatico tasso di natalità in Italia.
Il secondo modo consiste nell’informare la gente su ciò che avviene e sui rischi che corriamo. Prima che sia troppo tardi…
Non possiamo contare sui media, che ammettono la crisi demografica, tuttavia continuano a sostenere, in modo assolutamente folle e schizofrenico, aborto, eutanasia e politiche Lgbt.
Dobbiamo rimboccarci noi le maniche e fare quello che la grande stampa non fa. I social sono il mezzo più veloce e sicuro, per far giungere le notizie a tanti in poco tempo.
Ma hanno un costo che da soli non riusciremmo a sostenere. Per questo abbiamo bisogno del tuo aiuto!
Il settimanale Newsweek lo scorso 10 giugno ha evidenziato come la Cina abbia uno dei più bassi tassi di fertilità al mondo, appena 1,2 figli per donna nel 2024.
La politica del figlio unico, attuata ideologicamente per oltre 40 anni, ha provocato nel gigante asiatico un crollo delle nascite.
Oltre al comunismo – come in Vietnam ed in Cina – anche il femminismo radicale, sottoprodotto comunque delle Sinistre e del Sessantotto, ha svolto un ruolo considerevole contro vita e famiglia.
Ne ha parlato lo scorso primo giugno in un editoriale sul Washington Times¸ Don Feder, fondatore del Demographic Winter Report.
Divorzio – rapido e facile -, aborto – a richiesta e senza limiti -, genderismo e transessualismo sono tutti frutti proibiti e velenosi delle femministe.
Barattare marito, casa e figli con una carriera fatta di solitudine presenta un costo personale molto alto da pagare, fatto di rimpianti, delusioni ed occasioni perdute. Per sempre.
Per le politiche familiari non ci sono mai soldi, ammazzare i figli in grembo invece è gratuito! Perché pagato coi nostri soldi, che ci piaccia o meno. È evidente come i conti non tornino…
Sussidi per l’infanzia, bonus bebé, incentivi fiscali sono tutte risposte utili, ma parziali… La battaglia non si combatte a colpi di burocrazia, non è una questione soltanto istituzionale…
Coinvolge anzi le dimensioni culturale, sociale e soprattutto quella spirituale. È da qui che bisogna partire.
Occorre riscoprire la bellezza della vita e della famiglia, riscoprire i valori e soprattutto la fede, per poter essere davvero “realizzati”.
Diciamo “basta” all’inverno demografico! Facciamo tornare l’estate. Nelle nostre case e nei nostri cuori.