
Diventa tu l’eroe di cui i piccoli nel grembo materno hanno bisogno!
A sorpresa è dall’Olanda, questa volta, che giunge una bella notizia.
Il tribunale distrettuale del Brabante orientale lo scorso 10 aprile ha accolto il ricorso di un gruppo pro-life ed ha sentenziato che pregare nei pressi di una clinica, ove si pratichino aborti, non è reato.
Non costituisce cioè motivo di «disordine», come ingiustamente sostenuto dal sindaco di ‘s-Hertogenbosch, nemmeno avvicinare e parlare con chi si rechi nella struttura sanitaria.
Una presenza pacifica, benché militante, rientra nell’ambito della libertà di parola, poter chiedere espressamente di risparmiare la vita di un bimbo in grembo rappresenta un diritto fondamentale.
Questa sentenza rappresenta un primo passo incoraggiante nella difesa dei bambini non nati, cui pare che si stia iniziando a riconoscere quella tutela legale che in effetti spetta loro.
Ma non illudiamoci, la battaglia non è finita!
In Inghilterra, infatti, un altro medico è stato condannato a 2 anni di carcere con la condizionale, nonché a pagare una sanzione di oltre 23.000 euro di spese legali.
E tutto questo solo per aver violato del tutto pacificamente la “zona di sicurezza” attorno alla clinica abortista di Bournemouth.
La dottoressa Livia Tossici-Bolt, 64enne di origini italiane, si è piazzata nei pressi della struttura sanitaria, tenendo solo in mano un cartello con scritto: «Qui per parlare, se vuoi». Nient’altro!
Non ha detto nulla, non ha fatto nulla. Eppure lo scorso 4 aprile è stata processata e riconosciuta colpevole soltanto per questa scritta! Incredibile, anzi disumano, non trovi?
Per questo la nostra battaglia deve continuare! La questione va oltre i confini britannici. È urgente tutelare il diritto alla vita dei figli in grembo e quello di parola per tutti!
Oggi, per farlo, abbiamo due validi strumenti, studiati appositamente per incoraggiare l’inversione di tendenza, suggerita dalla sentenza olandese.
Il primo consiste nel sottoscrivere, se non lo hai ancora fatto, la petizione «Sì al riconoscimento giuridico del concepito!», promossa da Generazione Voglio Vivere.
In essa si chiede al presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, di modificare l’art. 1 del nostro Codice civile, restituendo al bimbo in grembo quella capacità giuridica che gli compete di diritto.
Che l’Italia, prima in Europa, riconosca nel concepito non un grumo di cellule, bensì una Persona, detentrice di diritti - primo tra tutti quello alla Vita -, sarebbe già una prima, importante vittoria!
Il secondo strumento consiste nel lanciare una vasta campagna di sensibilizzazione tramite i social, per informare la gente e trovare altri nuovi amici, pronti ad unirsi a noi in questa battaglia!
Promuoverla ha un costo, di cui da soli non riusciamo a farcene carico. Ma, se ci dai una mano, insieme possiamo farcela!
Ancora tante sono le resistenze, perché la cultura di morte dilaga e la propaganda promossa soprattutto dai Radicali e dalle Sinistre nel mondo è massiccia.
La legge britannica vieta, infatti, «molestie», «intimidazioni», nonché qualsiasi «atto di approvazione o disapprovazione in relazioni ai servizi abortivi» praticati nelle cliniche vicine.
La dottoressa Livia Tossici-Bolt si è difesa, dicendo di non aver nemmeno aperto bocca e di aver esercitato soltanto il suo diritto di ascoltare e parlare liberamente con chiunque lo volesse.
Ha aggiunto che, «se permettiamo che questo precedente di censura continui, il diritto di tutti ad esprimersi liberamente non è più garantito».
La sua condanna ha rappresentato per molti, in effetti, un segnale inquietante, anzi un vero e proprio allarme circa le restrizioni in atto in tutta Europa sulle libertà fondamentali.
Pensa che persino il Dipartimento di Stato americano è intervenuto sul caso, dicendosi «preoccupato per la libertà di espressione nel Regno Unito». E non solo.
I bimbi nel grembo materno non possono ancora parlare, ma tu sì! Per questo ti chiediamo, sostenendoci, di offrire loro una possibilità di vita!