È come se l’aborto avesse cancellato Milano, Cremona, Bologna, Genova, Roma e Napoli…

È come se l’aborto avesse cancellato Milano, Cremona, Bologna, Genova, Roma e Napoli…

L’aborto non è mai una “normale” procedura medica…

Né quello in sala operatoria, né quello chimico. Sia perché, come abbiamo più volte dimostrato, ricerche scientifiche alla mano, non è privo di conseguenze per il corpo della donna.

Sia perché porta con sé un mesto bagaglio di rimorsi, di dolore, di sofferenze, di rimpianti, di pentimenti.

Inoltre, raramente è frutto di una decisione davvero libera. Spesso viene pesantemente condizionato da pressioni sociali o dall’incubo di conseguenze possibili, in famiglia e sul lavoro.

Anche coloro che sono tentate di non abortire, vengono spesso costrette a farlo dai genitori, dal fidanzato o dal marito.

Il male più grave non sta nel riconoscere tutto questo, ma nel tentativo assurdo di trasformarlo in un bene, in un “diritto”.

Sono passati 47 anni da quando l’aborto è stato legalizzato in Italia. 47 anni costati la vita ad oltre 6 milioni di bambini. Senza contare quelli eliminati chimicamente.

È come se, d’un colpo, venissero cancellate dalle carte geografiche le città di Milano, Cremona, Bologna, Genova, Roma e Napoli, tutte assieme. Pazzesco!

Troppo spesso tutto questo viene avvolto in un’atmosfera di finta compassione, di manipolazioni, di verità taciute, di interessi economici autentici.

Anestetizzando le coscienze, si cerca di trasformare il male in bene, un atto intrinsecamente malvagio in un’opzione valida. Senza riuscirci.

Ricordiamo quel che ci dice in merito il Catechismo della Chiesa Cattolica, che, al n. 2271, definisce l’aborto come un atto «gravemente contrario alla legge morale».

E colpisce con la pena canonica di scomunica latæ sententiæ chiunque cooperi a realizzarlo, proprio per evidenziare la «gravità del crimine commesso» (n. 2272).

Il Catechismo specifica come «il danno irreparabile causato» non riguardi solo l’innocente ucciso, ma anche i suoi genitori, le loro famiglie e tutta la società.

Alla fine le conseguenze sono ben più gravi delle difficoltà, che si sarebbero dovute affrontare qualora si fosse accolta la vita.

Oggi siamo di fronte ad un’Italia sempre più vecchia, senza figli, con famiglie sempre più fragili e con problemi sociali e previdenziali enormi da risolvere, nessuno sa come…

Sono questi i risultati conseguiti a causa delle politiche abortiste, benché si faccia di tutto per distogliere l’attenzione dal problema vero, quello dell’«inverno demografico».

Così non si fa il bene dell’Italia! Eppure, noi possiamo fare qualcosa… Basta una virgola, una piccola modifica all’art. 1 del Codice Civile, per poter cambiare le cose.

Come? Riconoscendo piena capacità giuridica all’embrione quale persona alla pari di ogni altra. Ciò renderebbe l’Italia il primo Paese in Europa aperto realmente alla Vita!

È sufficiente una tua firma, un tuo click, se non lo hai ancora fatto, a favore della petizione «Sì al riconoscimento giuridico del concepito», promossa da Generazione Voglio Vivere.

Tu oggi puoi realmente fare la differenza! Perché questa petizione è indirizzata direttamente al Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, affinché doni una speranza alla nostra Nazione.

Riconoscere capacità giuridica al bimbo nel grembo materno significa riconoscergli ciò che realmente è ovvero una persona, uno di noi, un concittadino! Sarebbe, questa, una svolta storica!

Perciò intendiamo anche lanciare una vasta campagna di sensibilizzazione sui social, il modo più veloce per raggiungere tanti in poco tempo.

Quest’operazione ha però un costo, che da soli non riusciremmo a sostenere. Per questo, abbiamo bisogno del tuo aiuto!

Vedi, questi 47 anni di aborto in Italia non hanno voluto dire solo 6 milioni di Italiani uccisi da strutture che, alla fine, hanno prodotto profitto e fatto soldi sulla loro pelle.

In questi anni non sono stati solo seminati od imposti dei controvalori… Ci sono state realtà, come i Centri di Aiuto alla Vita, che hanno davvero aiutato le famiglie ad accogliere i loro figli.

Per questo Generazione Voglio Vivere ha materialmente e direttamente sostenuto il loro lavoro silenzioso, come è stato ad esempio con il Centro di Aiuto alla Vita di Ravenna.

A loro ed ai loro collaboratori va il nostro più sentito ringraziamento, perché si sono rimboccati le maniche ed hanno sostenuto donne sole, emarginate, abbandonate o in difficoltà per la gravidanza.

Hanno ascoltato i loro bisogni, risposto alle loro paure, le hanno sostenute in ogni esigenza, lavorando duramente al loro fianco, nonostante difficoltà, pressioni ed incomprensioni.

Dobbiamo decidere oggi, anzi ora da che parte stare: con la morte o con la vita? Dalla risposta a questa domanda fondamentale dipenderà il nostro posto nella Storia.

 

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