
In Olanda congedo per lutto in caso di aborto spontaneo: dunque, è proprio un bambino!
Il Comune di Amsterdam è stato il primo nei Paesi Bassi ad introdurre un congedo per lutto a favore delle dipendenti, che subiscano un aborto spontaneo prima della 24a settimana di gravidanza.
In questo modo si riconosce come la perdita di un figlio non ancora nato rappresenti per la famiglia un evento tragico, profondo e straziante.
Anche in Italia il Testo Unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno della maternità e della paternità prevede il congedo in caso di aborto, spontaneo o provocato.
Esso varia da 7 a 14 giorni, a seconda della situazione e d’intesa col medico curante, prima del 180° giorno di gestazione.
È di tre mesi, invece, dopo il 180° giorno di gestazione e prevede la relativa indennità economica. In tal caso anche i padri hanno diritto ad un congedo di 10 giorni.
Giustamente. Poiché la perdita di un bambino rappresenta sempre una tragedia, per quanto piccolo egli possa essere.
La normativa olandese, però, è più chiara. Parla espressamente di un congedo per lutto. Ora, si è in lutto per la perdita di una persona cara, non certo per un ammasso di cellule.
Dunque, la vittima viene riconosciuta per quel che è ovvero un figlio. Lo afferma la politica attraverso norme, che conducono inevitabilmente a questa, ch’è poi l’unica conclusione logica.
Al di là di ogni propaganda ideologica, sfoderata nei salotti televisivi e nel dibattito interpartitico, questa è dunque la verità. E tutti lo sanno.
Il fatto che il Comune di Amsterdam oggi lo riconosca è un passo importante nella giusta direzione.
Si stima che circa 1 donna su 5 abbia un aborto spontaneo. L’impatto psicologico è enorme, anche quando il piccolo muore in una fase molto precoce della gravidanza.
Ma la nuova normativa, entrata in vigore nei Paesi Bassi, evidenzia al contempo una dolorosa contraddizione.
Da un lato la morte del bimbo non ancora nato viene finalmente presa sul serio, con tanto di congedo retribuito per lutto ed appello alla compassione.
Dall’altro, però, il bambino non ancora nato, magari anche più grande, può essere ancora ucciso nel grembo della propria madre senza pietà, col pretesto dell’”autodeterminazione”.
È un controsenso palese, che non possiamo più accettare. Oggi non ci sono più scuse! Il feto non può essere definito ora un bambino, ora un grumolo di cellule in base ai propri comodi…
Oggi abbiamo due modi, entrambi efficaci, per proclamarlo a voce alta e farlo sapere a tutti.
Il primo è quello di sottoscrivere, se non lo hai ancora fatto, la petizione «Sì al riconoscimento giuridico del concepito!», promossa da Generazione Voglio Vivere.
Chiediamo al Presidente del Consiglio italiano, Giorgia Meloni, di introdurre una piccola modifica all’art. 1 del Codice Civile, per restituire al feto la capacità giuridica che gli spetta.
Il secondo modo consiste nel sostenere la vasta campagna di sensibilizzazione, che intendiamo promuovere, proprio per far sapere tutto questo, taciuto dai media, a quanta più gente possibile!
I social, da questo punto di vista, rappresentano lo strumento migliore, poiché consentono di raggiungere tanti in poco tempo. Ma hanno un costo, che da soli non riusciremmo a sostenere. Per questo, abbiamo bisogno del tuo aiuto!
Ce ne rendiamo conto? Come può allo stesso tempo un aborto alla 20a settimana, se spontaneo essere un’autentica tragedia, e, se provocato, rappresentare invece una “scelta”?
In entrambi i casi si tratta di una persona, perché in entrambi i casi il feto ha le stesse dimensioni, la stessa forma, lo stesso cuore che batte.
Come si può da un lato piangere la sua morte e dall’altro negare che quella sia la vita di un essere umano? È troppo assurdo, anche solo per poter essere descritto a parole…
Si impone allora una riflessione: se la perdita di un bambino non ancora nato è tanto dolorosa, come possiamo sostenere che eliminarlo intenzionalmente sia moralmente accettabile?
Siamo sinceri… Una società, che voglia essere veramente umana, non deve limitarsi ad offrire un sostegno in caso di perdita, ma tutelare attivamente la vita vulnerabile nel grembo materno!
Ogni giorno Generazione Voglio Vivere si batte proprio in difesa dei bambini non ancora nati. Loro non possono ancora parlare, ma noi sì!
Ogni secondo conta, non perdere tempo! Dona subito e diventa l’eroe, di cui questi piccoli hanno bisogno!