L’aborto non è un “rimedio”, ma una tragedia!

L’aborto non è un “rimedio”, ma una tragedia!

Ci preoccupa sempre quel che avviene in Francia. Per almeno due motivi.

1) Ciò che avviene lì, dopo qualche tempo avviene quasi sempre anche da noi; 2) è Patria di quella Rivoluzione, che sappiamo quanti mali abbia causato e causi ancora al mondo intero.

Per questo non ci lascia indifferente il fatto che la Francia sia l’unica nazione (per ora) ad avere inserito l’aborto nella propria Costituzione.

E tremiamo all’idea che la sua proposta di legge sull’eutanasia abbia rivelato una matrice eugenetica rispetto ai disabili, al punto da suscitare la reazione sdegnata persino dell’Onu!

Ebbene, nel 2024 sono stati praticati Oltralpe 251.270 aborti ovvero 7.000 in più del 2023. Anno dopo anno, la curva tende sempre più verso l’alto.

Le statistiche dicono che 1 donna su 3 in Francia uccide il proprio figlio in grembo almeno una volta nella vita.

Come potremmo non riflettere sulla violenza e sulla sofferenza invisibile, che si cela dietro queste cifre, che rivelano una realtà agghiacciante!

Sappiamo che puoi capirci, perché più volte ci hai dimostrato di condividere i nostri stessi Valori, i nostri stessi Ideali. Tutti crediamo profondamente nella Vita.

Oggi però si assiste ad un’impressionante banalizzazione sociale dell’aborto, come se dar la morte al nascituro fosse un gesto ordinario, “normale”, alla stregua di una qualsiasi altra “cura”.

L’ideologia dominante ci ha talmente narcotizzati da non farci più percepire il dramma, che si cela dietro una scelta di questo tipo: che sia chirurgica o chimica non cambia la sostanza delle cose.

Secondo la DREES-Direzione della Ricerca degli Studi, della Valutazione e delle Statistiche, ricorre all’aborto il 17,3 per mille delle donne di età compresa tra i 15 ed i 49 anni.

È un dato in costante aumento, anche per le altre fasce d’età. Tra i 25 ed i 29 anni si registrano circa 30 aborti ogni mille donne. Ma vi ricorrono anche le donne più mature...

Siamo di fronte ai numeri di una strage, sintomo di una crisi sociale e morale ben più ampia della tanto proclamata “libertà di scelta”.

Mai prima d’ora la Francia ha soppresso così tante vite umane non ancora nate! E questo ricalca un po’ l’andazzo generale, quanto meno in tutto l’Occidente.

Noi, però, possiamo fare la differenza! Abbiamo un modo molto concreto ed efficace per contrastare questo accanimento contro la Vita, almeno in Italia. Quale?

Quello di riconoscere la capacità giuridica del concepito. Per questo basta modificare l’attuale art. 1 del Codice civile, anticipando tale riconoscimento alla fase prenatale, dal concepimento in poi.

Per questo ti invitiamo a sottoscrivere, se non lo hai ancora fatto, la petizione «Sì al riconoscimento giuridico del concepito!», promossa da Generazione Voglio Vivere.

È indirizzata al Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, affinché il suo governo attui questa semplice, ma importante modifica, dando un segnale forte non solo all’Italia, ma all’intera Europa.

Per sostenere questa petizione è necessario supportarla con una vasta campagna di sensibilizzazione, che intendiamo promuovere tramite i social.

Il che ha un costo. Per questo, abbiamo bisogno del tuo aiuto!

È molto importante… Secondo i dati, l’aborto trova adesioni soprattutto tra le donne sole, mal assistite e mal informate.

Ecco perché si cerca in tutti i modi di zittire la proposta pro-life, fuori e dentro le cliniche: perché è la più credibile, la più umana e la più plausibile moralmente.

Il che fa paura al mondo pro-choice. Un dato preoccupante è che l’80% degli aborti, in Francia, è ormai chimico. Con una pillola ci si illude di risolvere tutti i problemi.

La realtà è un’altra. Benché la legge autorizzi malauguratamente l’aborto, non si tiene conto dei costi implicati in tale scelta dal punto di vista psicologico ed in termini di coscienza.

È una decisione il più delle volte presa in totale solitudine, senza alcuna assistenza medica, ed in condizioni d’urgenza, spesso di smarrimento.

Dietro le mura domestiche, migliaia di donne vivono il dramma di una falsa autonomia. Vengono lasciate sole di fronte al dolore ed ai sensi di colpa.

«Se una donna decide di abortire, lo farà», ha dichiarato Sarah Durocher, presidente di Planning familial, movimento femminista dichiaratamente pro-choice.

Noi troviamo che le parole pronunciate da Durocher siano agghiaccianti e prive di cuore: non puntano ad aiutare le donne, bensì ad eliminare il bimbo in grembo, come se fosse un “male” inevitabile.

Anziché sostenere la maternità, incoraggiare le scelte responsabili ed offrire soccorso a chi sia più fragile, si tende ad istituzionalizzare la fuga dai problemi, ad “industrializzare” la morte prenatale.

Diciamo tutti insieme: prima la Vita!

 

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