
Le scuole di Roma trasformate in laboratori ideologici. E’ questa l’educazione che vogliamo?
Stanno tentando, ancora una volta, di imporre l’ideologia gender sotto le mentite spoglie della “non discriminazione”.
Una delibera dell’Assemblea Capitolina, dal titolo apparentemente innocuo – “Linee Guida per il rispetto del principio di non discriminazione per orientamento sessuale e/o identità di genere” – cela in realtà un progetto politico di rieducazione culturale che intende infiltrarsi in ogni angolo della vita pubblica: scuole, uffici, sport, comunicazione istituzionale.
E il tutto con il sostegno della Giunta Gualtieri e dei suoi alleati ideologici.
Formazione obbligatoria, linguaggio neutro, carriera alias, censura del pensiero critico: è questo il futuro che vogliono imporci.
Corsi obbligatori per educatori e funzionari pubblici basati su concetti discutibili come “identità fluida” o “de-costruzione del binarismo sessuale”; imposizione di pronomi neutri, schwa, “genitore 1 e 2”; promozione della “carriera alias” anche per minori.
Una misura che sgancia studenti dalla realtà legale e familiare, aprendo le porte a transizioni sociali premature e pericolose.
Ma l’attacco più grave è quello alla scuola e all’infanzia.
Introdurre la teoria gender nei nidi e nelle scuole dell’infanzia significa utilizzare bambini da 0 a 6 anni come cavie di un esperimento ideologico.
Significa privare i genitori del diritto di educare i propri figli secondo i propri valori e distruggere certezze affettive e biologiche nel momento più delicato della crescita.
È una violenza educativa, una colonizzazione culturale inaccettabile!
Si destinano risorse pubbliche – centinaia di migliaia di euro – alla promozione di un’unica visione ideologica, trascurando le reali fragilità sociali: famiglie numerose, disabili, anziani, poveri.
Si creano sportelli, spazi e iniziative solo per realtà legate all’agenda LGBTQIA+, premiando l’appartenenza ideologica anziché i bisogni reali.
E chi dissente? Viene zittito, etichettato, marginalizzato.
Così parla Martina, una maestra d’asilo di Roma, costretta a partecipare a corsi in cui si imponeva l’adozione di libri sulla maternità surrogata e le famiglie arcobaleno: “Ci hanno detto cosa pensare, cosa dire ai bambini, quali libri leggere. Anche quando parlavano di utero in affitto, vietato in Italia, ci hanno detto che dovevamo raccontarlo come qualcosa di bellissimo.”
E ancora: “Ci chiedevano di far giocare i bambini con giocattoli ‘non stereotipati’, scoraggiando bambine e bambini dal seguire i loro gusti naturali. Ci impongono di dire che anche gli uomini si truccano e portano lo smalto. Ma tutto questo crea solo confusione, mina l’identità, genera disagio.”
Queste sono testimonianze reali e sono il sintomo di un sistema che impone e non ascolta, che rieduca invece di educare. È questo il rispetto? È questa la democrazia?
Anche Fratelli d’Italia ha denunciato tutto questo, con sit-in in Campidoglio, accessi agli atti, mozioni per il consenso informato.
«Non è progresso, ma regime», ha dichiarato la consigliera regionale Maria Chiara Iannarelli. «Roma non può essere ostaggio di un’ideologia che divide e impone visioni antiscientifiche e antipedagogiche».
Perché è di questo che si tratta: un attacco al buonsenso, alla famiglia e alla libertà educativa.
Non possiamo tacere. Non possiamo cedere. Non possiamo permettere che lo Stato educhi i nostri figli contro di noi.
Per questo, se non l’hai ancora fatto, ti invitiamo caldamente a firmare subito la petizione “Proteggiamo i nostri figli dall'indottrinamento ideologico!”, promossa da Generazione Voglio Vivere, per bloccare ogni forma di indottrinamento ideologico nelle scuole italiane, a partire proprio da casi come quello di Roma.
Oggi è il momento di alzare la voce. Di dire con chiarezza: NO!
Ma è anche urgente risvegliare le coscienze e far comprendere a quante più persone possibile la gravità della minaccia che pesa sull’educazione dei nostri bambini. Per riuscirci, abbiamo bisogno del tuo aiuto, adesso!
Grazie al tuo supporto possiamo rendere la nostra voce ancora più forte, diffondere il nostro messaggio in modo capillare e raggiungere milioni di persone su Facebook, dove ogni condivisione può davvero fare la differenza.
Non possiamo più aspettare: difendiamo la purezza e l’integrità dei nostri figli prima che sia troppo tardi!