
L'ideologia LGBT avanza anche nel calcio!
Ciò che fino a pochi anni fa sembrava impensabile oggi diventa realtà: l’ideologia gender avanza inarrestabile, insinuandosi in ogni angolo della società, e ora punta dritto al cuore dello sport.
L’ultima frontiera di questa implacabile avanzata è il calcio, uno degli ultimi baluardi della tradizione, ora trasformato in un laboratorio ideologico.
Per la prima volta nella storia del calcio europeo, un arbitro transgender dirigerà una partita internazionale ufficiale UEFA.
L’israeliana Sapir Berman, che ha annunciato la sua transizione nel 2021, non fa mistero del suo intento: non solo arbitrare, ma usare il grande palcoscenico dello sport per veicolare un messaggio chiaro e inequivocabile.
“La visibilità nello sport professionistico è un potente strumento per promuovere il riconoscimento della comunità Lgbtq+”, ha dichiarato, lasciando intendere che il calcio non è più solo un gioco, ma un mezzo per ridefinire la società e le sue fondamenta.
Dove sono finiti i valori sportivi? La competenza, il merito, il rispetto delle regole? Oggi il criterio sembra essere un altro: promuovere un’agenda ideologica sempre più invasiva, che non accetta critiche e impone un pensiero unico.
Non si tratta più di garantire pari opportunità, ma di trasformare lo sport in una vetrina per battaglie ideologiche, distogliendo l’attenzione da ciò che dovrebbe contare davvero: il talento, la dedizione, la passione per il gioco.
Ma questa è solo l’inizio. Il mondo dello sport rischia di diventare l’ennesima arena politica, dove chi osa dissentire viene messo a tacere.
È il momento di aprire gli occhi e chiedersi: lo sport deve davvero diventare l’ennesimo strumento di propaganda? Oppure è tempo di difendere i suoi valori originari prima che sia troppo tardi?