Non in nostro nome: l’Europa non può trasformare l’aborto in un diritto umano!

Non in nostro nome: l’Europa non può trasformare l’aborto in un diritto umano!

Di fronte a quanto sta accadendo in Europa non possiamo restare in silenzio.

Il Parlamento europeo ha approvato a larga maggioranza una risoluzione che sostiene l’iniziativa “My Voice, My Choice” e, attraverso un emendamento, chiede addirittura di includere l’aborto nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea. 

Un passaggio gravissimo, che segna uno spartiacque culturale e politico: l’aborto non viene più presentato come una tragica sconfitta da prevenire, ma come un presunto “diritto umano” da garantire e finanziare in tutta l’UE, persino oltre i confini nazionali, con fondi europei.

Questa risoluzione non è ancora definitiva, ma è tutt’altro che innocua. 

Serve a fare pressione sulla Commissione europea e sugli Stati membri, spingendoli a modificare leggi e politiche nazionali per allinearle a un’ideologia che riduce la vita nascente a un ostacolo da rimuovere. 

Si parla di “accesso sicuro e legale”, di “rimozione degli ostacoli”, di “standard internazionali dei diritti umani”, ma dietro queste parole si nasconde una verità scomoda: l’eliminazione deliberata di un essere umano innocente viene elevata a valore fondante dell’Europa.

Nel dibattito parlamentare, fortemente ideologizzato, le voci che hanno ricordato che i diritti umani iniziano nel grembo materno sono state marginalizzate. Eppure non è la prima volta che i cittadini europei si esprimono. 

L’Iniziativa dei cittadini europei “One of Us”, la più firmata nella storia dell’Unione, chiedeva la tutela della dignità dell’embrione umano. Quella voce è stata ignorata! 

Oggi, invece, si corre ad ascoltare e promuovere un’ICE che chiede il finanziamento dell’aborto transfrontaliero e la sua consacrazione come diritto fondamentale.

Non possiamo accettare che l’Unione Europea tradisca le sue radici, la sua storia e il suo stesso principio di tutela della dignità umana.

La decisione finale spetterà ora alla Commissione europea e al Consiglio, che dovranno esprimersi entro marzo 2026. C’è ancora tempo, ma il tempo va usato!

Serve far sentire che esiste un’Europa che non si arrende, che difende la vita, che non confonde la libertà con la soppressione del più debole. Per questo è fondamentale agire adesso!

In continuità con quanto hai appena letto, ti invitiamo a compiere un gesto concreto di responsabilità civile e morale: firma e diffondi la petizione “No all’aborto tra i diritti fondamentali dell’Ue!”, promossa da Generazione Voglio Vivere.

È un modo semplice ma potente per dire no a questa deriva e sì a un’Europa che protegge ogni vita, dal concepimento alla morte naturale.

 

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