Pornografia: alla buon’ora!

Pornografia: alla buon’ora!

Alla buon’ora!

È quanto verrebbe da esclamare di fronte alle numerose interviste che sta rilasciando la conduttrice televisiva Lilli Gruber, autrice di un libro di recente uscita in cui denuncia il fenomeno della pornografia, da un punto di vista sociale e culturale.

Un grido d’allarme, quello della conduttrice altoatesina, che non può che farci piacere.

I dati che cita nel suo libro sono ahinoi tristemente noti. L’età media di accesso ai siti pornografici si attesta sui 12 anni; i video in questione espongono la donna a ruoli degradanti; aggressività e violenza sono, in pratica, la cifra distintiva che li caratterizza.

Tanto che l’autrice rivela che l’idea di affrontare da vicino la questione le è sorta dopo aver assistito alle notizie degli stupri di gruppo di Palermo e Caivano.

A proposito di questi tristi eventi, ti rimandiamo a quanto abbiamo scritto nel luglio scorso.

I problemi iniziano però quando Lilli Gruber suggerisce che il rimedio da adottare sia quello di avere come disciplina obbligatoria nelle scuole anche l’educazione sessuale-sentimentale.

E qui la curvatura politica della conduttrice di La7 si mostra in tutta evidenza, come d’abitudine per chi è solito guardare il suo programma televisivo.

Si deve partire infatti dal presupposto fondamentale che quando si parla di sessualità non si discute di qualcosa di puramente biologico, ma di ciò che riguarda il nucleo intimo della persona, e che abbraccia pertanto dimensioni che vanno oltre il mero esercizio della genitalità.

Soltanto se si riconosce tutto ciò, è possibile concepire ad esempio la vocazione alla castità come “dono di sé”, come affermazione gioiosa (e non come frutto di repressione) di chi sa vivere tale dono, libero da ogni schiavitù egoistica.

“La castità – ricorda il Catechismo della Chiesa Cattolica – richiede l’acquisizione del dominio di sé, che è pedagogia per la libertà umana.

L’alternativa è evidente: o l’uomo comanda alle sue passioni e consegue la pace, oppure si lascia asservire da esse e diventa infelice” (CCC n. 2339).

Campo privilegiato ed insostituibile per acquisire questo patrimonio di conoscenze e praticare le virtù (tra cui la castità, che è parte della virtù di temperanza) è la famiglia.

“I genitori, avendo donato la vita ed avendola accolta in un clima d’amore, sono ricchi di un potenziale educativo che nessun altro detiene: essi conoscono in un modo unico i propri figli, nella loro irripetibile singolarità e, per esperienza, possiedono i segreti e le risorse dell’amore vero” (Pontificio Consiglio per la Famiglia, Sessualità umana: verità e significato, n. 7).

L’educazione dei genitori resta pertanto un diritto-dovere “originale e primario”, “insostituibile e inalienabile”, proprio per le caratteristiche di cui abbiamo parlato.

Per tale motivo, il ruolo che altre persone possono fornire è sempre “sussidiario” e “subordinato”, ovvero soggetto alla guida e al controllo dei genitori.

Benissimo, quindi, le proposte di rendere più difficile l’accesso ai siti pornografici, attraverso l’immissione di dati personali, o la fruibilità dei video, soltanto dietro pagamento.

Ma l’educazione sessuale-sentimentale imposta per legge e che si concretizza in mere nozioni informative, contribuisce poco o nulla a venire a capo di un problema ben più ampio; anzi, può persino rendere le cose più critiche, soprattutto se i singoli educatori si impegnano ad ingaggiare, ad esempio, “lotte di civiltà” contro “la morale repressiva” della Chiesa ed altre fandonie simili.

Soprattutto, è assolutamente inconcepibile che passi il principio che i genitori possano appaltare l’educazione dei propri figli allo Stato, come ai tempi dei regimi totalitari.

Aiutaci a gridarle forte queste verità!

Ci manca solo che passiamo come coloro che fanno il gioco di certe persone e certi mondi che combattiamo a viso aperto.



Attribuzione Immagine: © By Lothlorien1994 - Own work, CC BY-SA 4.0, Wikimedia
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