Quando la società elimina i più fragili: la strage silenziosa dei disabili in Canada

Quando la società elimina i più fragili: la strage silenziosa dei disabili in Canada

Guardiamo al Canada con sgomento, con rabbia, con un senso profondo di allarme.

Nel solo 2024, 16.499 persone sono morte con l’eutanasia, il 6,9% in più rispetto all’anno precedente.

Dal 2016, anno della legalizzazione, oltre 76.000 canadesi sono stati uccisi nel nome della “compassione”, con un aumento del 1.520% in meno di dieci anni.

Numeri mostruosi. Numeri che gridano vendetta!

Ma ciò che ci sconvolge ancora di più non sono solo i numeri. È chi muore e perché.

Cresce vertiginosamente l’eutanasia dei disabili, soprattutto dopo la legge C-7 del 2021 che ha aperto le porte al cosiddetto “Track 2”: persone la cui morte non è nemmeno prevedibile. In tre anni si è passati da 224 a 732 morti.

E intanto nessuno ha mai definito davvero cosa significhi, per legge, “condizione medica grave e irreparabile”.

E poi la verità più amara: il dolore fisico non è nemmeno tra le prime cause che spingono alla richiesta di eutanasia.

Le vere motivazioni sono la perdita di autonomia, la solitudine, il sentirsi un peso, la paura, lo smarrimento esistenziale.

Una persona su quattro muore perché si sente sola. Una su tre è disabile. Questo non è “libero diritto di scelta”, è un fallimento sociale gigantesco.

E come se non bastasse, dal 2027 basterà avere un disturbo psichico per accedere alla morte assistita. Non alla cura, alla morte.

Intanto lo Stato spinge i medici a “proporre” l’eutanasia ai pazienti. Un medico arriva persino a dire: “L’eutanasia mi dà energia”.

A noi, invece, toglie il fiato! Perché capiamo che il vaso di Pandora è stato aperto, e richiuderlo sarà quasi impossibile.

Proprio ora, davanti a questo scenario che dimostra dove porta davvero la cultura della morte, ti chiediamo di agire! Se non l’hai ancora fatto, sottoscrivi subito la petizione “Fermiamo la cultura della morte! Difendiamo la Vita!”, promossa da Generazione Voglio Vivere.

Firmare oggi significa dire che non accettiamo un mondo in cui la risposta alla fragilità è la siringa letale.

E se vogliamo davvero che questo grido non resti isolato, ma diventi una voce capace di raggiungere migliaia di coscienze, è fondamentale sostenere la nostra grande campagna di sensibilizzazione online. Possiamo contare sul tuo prezioso aiuto?

Ogni contributo, anche piccolo, è un mattone tolto al muro della cultura della morte e posato a fondamento di una civiltà che difende la vita sempre, dal primo all’ultimo istante.

E mentre guardiamo con orrore ciò che accade in Canada, l’Italia non è affatto al sicuro. Anzi! La cultura della morte sta avanzando in silenzio, tra cavilli, ambiguità giuridiche e scorciatoie burocratiche.

In Lombardia, nel dicembre 2024, un Tavolo Tecnico istituito dalla Regione ha redatto linee guida operative per il suicidio assistito, parlando apertamente di “Morte medicalmente assistita” (Mma) e chiedendo al Servizio Sanitario non solo di valutare le condizioni, ma di accompagnare concretamente il paziente fino alla somministrazione del farmaco letale.

Peccato che questo contraddica apertamente quanto stabilito dalla Corte Costituzionale e quanto ribadito dalla stessa Direzione Generale Welfare: in Italia non esiste alcun diritto a morire, e il Servizio Sanitario non può fornire farmaci per uccidere.

Eppure, nel febbraio 2025, in Lombardia avviene il primo suicidio assistito: una donna, “Serena”, riceve farmaco e strumentazione dal sistema sanitario.

È così che la morte entra dalla porta di servizio. Senza una legge nazionale, senza un vero dibattito, senza che il popolo italiano sia davvero interpellato.

E allora ci chiediamo, e ti chiediamo: quanto manca prima che l’Italia diventi come il Canada? Prima che anche da noi la solitudine, la disabilità, la depressione diventino motivi “sufficienti” per morire?

Noi non vogliamo vivere in un Paese che offre la morte invece della cura. Noi non vogliamo una società che considera la vita degna solo se efficiente, produttiva, autonoma.

Quando uno Stato offre la morte invece della speranza, è l’umanità intera a perdere: oggi difendere la vita non è un’opzione, è un dovere!

 

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