Se anche i medici scelgono la morte, chi sceglierà la cura… e la vita?

Se anche i medici scelgono la morte, chi sceglierà la cura… e la vita?

In Italia, il dibattito sul fine vita è arrivato a un bivio delicatissimo.

I dati parlano da soli: secondo un sondaggio promosso dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) e dalla sua Fondazione, il 63% dei medici oncologi si dice favorevole all’eutanasia, almeno in alcune circostanze di sofferenza estrema.

Ma dietro queste percentuali si nasconde una realtà che inquieta: il 32% degli stessi medici ammette di non sentirsi adeguatamente preparato ad assistere i pazienti nell’ultima fase della vita.

E c’è di più: soltanto il 29% dichiara che la sedazione palliativa – una procedura che allevia il dolore e accompagna con dignità – viene sempre garantita quando necessaria.

Il risultato? Troppi malati e troppe famiglie restano soli nel momento più difficile, mentre il dibattito pubblico sembra correre verso la scorciatoia dell’eutanasia, come se fosse l’unica soluzione.

Ma la scienza ci dice altro.

Studi pubblicati sul New England Journal of Medicine hanno dimostrato che le cure palliative precoci, integrate sin dalla diagnosi di malattia avanzata, non solo migliorano la qualità della vita ma, in alcuni casi, aumentano addirittura la sopravvivenza.

Allora la domanda è: perché non concentrare ogni sforzo su queste terapie? Perché parlare di “diritto a morire” quando ancora oggi il 20% dei centri oncologici italiani non garantisce cure palliative simultanee?

Di fronte a questa realtà, non possiamo restare in silenzio!

Abbiamo il dovere di chiedere a gran voce che la politica, le istituzioni e la società civile invertano la rotta: non più scorciatoie verso la morte, ma sostegno concreto alla vita e alla dignità di ogni persona fino alla fine.

Per questo, se non l’hai ancora fatto, ti invitiamo a firmare subito la petizione “Fermiamo la cultura della morte! Difendiamo la Vita!” per chiedere di investire concretamente in cure palliative per tutti, di formare medici e infermieri, di garantire dignità e sollievo fino all’ultimo respiro.

E per dare forza a questa voce, chiediamo anche il tuo aiuto concreto: il tuo contributo, grande o piccolo che sia, può aiutarmi a potenziare la nostra vasta campagna di sensibilizzazione online, tramite Facebook.

Più persone riusciamo a coinvolgere, più vite possiamo toccare e più forte diventerà il messaggio che la vita, sempre, va difesa e accompagnata con cura e compassione.

Perché la vera risposta alla sofferenza non è abbreviare il tempo che resta, ma riempirlo di umanità, cura e compassione.

Le cure palliative evitano l’accanimento terapeutico, rispettano la volontà del paziente e non lasciano mai nessuno solo, accompagnando la persona e la famiglia con competenza e amore.

Sì, il dibattito è complesso, ma la strada è chiara: investire in strutture, personale e formazione per rendere le cure palliative un diritto garantito, non un privilegio per pochi.

Ogni giorno, in Italia, quasi 1.100 persone ricevono una diagnosi di tumore.

A loro, e alle loro famiglie, dobbiamo una risposta diversa dalla morte medicalmente assistita: dobbiamo offrire cura, sostegno, speranza fino all’ultimo istante.

La vita è un dono, sempre! Difenderla fino all’ultimo istante è il segno più alto di civiltà e di umanità che possiamo dare al nostro tempo.

 

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