65.493 vite spezzate. Solo nel 2023!

65.493 vite spezzate. Solo nel 2023!

L'Istituto superiore di sanità (Iss) ha pubblicato i dati relativi all'aborto in Italia.

Nel 2023, mentre si registravano 379.890 nascite, ben 65.493 gravidanze sono state interrotte volontariamente. Quasi 15 ogni 100.

Non stiamo parlando di statistiche astratte, ma di bambini che non hanno mai visto la luce, cuori che hanno smesso di battere prima ancora di essere accolti nel mondo.

Sono dati ufficiali. Ma ciò che colpisce non è solo la quantità, bensì la freddezza con cui vengono trattati: un elenco di ospedali, percentuali, tabelle, mappe colorate. 

347 strutture tra ospedali pubblici, cliniche e consultori. Un'infrastruttura capillare al servizio dell'aborto, dove tutto è calcolato: il metodo farmacologico o chirurgico, la settimana di gestazione, l’efficienza del sistema. 

In alcuni luoghi, come l'Ospedale Maggiore di Bologna, l’aborto farmacologico è stato scelto nel 99,8% dei casi. In altri, 45 strutture in tutta Italia, l’unica opzione è quella chirurgica.

Il 58,4% delle interruzioni di gravidanza sono state eseguite con il metodo farmacologico, che richiede due accessi a distanza di 48 ore, in contrapposizione alla chirurgia che può essere eseguita in un unico giorno. 

Tutto, tranne la domanda più importante: dov’è finito il valore della vita?

Si parla di “organizzazione sanitaria”, “tempi di prenotazione”, “obiezione di coscienza”. Ma non una parola sul trauma, sul dolore, sul senso di vuoto che quella scelta lascia dietro di sé.

Non una riga sul diritto del più piccolo, del più fragile, di chi non ha voce per chiedere aiuto.

E noi dovremmo accettare tutto questo come “normale”? Dovremmo rassegnarci a una società che non protegge la vita, ma la sopprime nei suoi primi istanti?

L’aborto non è libertà, è solitudine, fallimento, è una sconfitta sociale e umana! Una civiltà che sacrifica i suoi figli sull'altare della comodità e dell'efficienza è una civiltà che ha smarrito se stessa.

Ma noi non ci arrendiamo! Non rimarremo in silenzio di fronte a queste cifre. Perché dietro ogni numero c’è un volto che non vedremo mai, una storia che non sarà mai scritta.

Perché ogni vita conta. Perché ogni bambino ha diritto di nascere, sempre!

 

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