L’UE impone le “nozze” LGBT: difendiamo la famiglia naturale e la nostra sovranità!
Stiamo assistendo, in silenzio, a una vera e propria rivoluzione giudiziaria che pretende di ridefinire la famiglia, scavalcando le nostre leggi, la nostra storia, la nostra identità.
Una rivoluzione che oggi non si limita a promuovere il cosiddetto “matrimonio” LGBT, ma arriva perfino a imporlo come vincolante anche in Paesi – come l’Italia – che non lo riconoscono nel proprio ordinamento.
La recente sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, che obbliga tutti gli Stati membri a riconoscere i “matrimoni” omosessuali contratti altrove, è la prova più evidente di questa forzatura.
Lo dicono chiaramente i documenti ufficiali: il rifiuto di riconoscere tali unioni viene ora considerato un ostacolo amministrativo e perfino una violazione del diritto alla vita familiare – così la Corte ha argomentato nel caso dei due cittadini polacchi tornati a Varsavia dopo essersi sposati a Berlino.
Eppure, proprio le autorità polacche avevano ricordato un principio semplice e limpido: accettare tali automatismi significherebbe introdurre, di fatto, due modelli di matrimonio nel loro ordinamento, cosa vietata dalla loro Costituzione.
Oggi l’Europa risponde ignorando quel richiamo alla sovranità nazionale e imponendo una linea uniforme.
I giudici di Lussemburgo, infatti, hanno stabilito che nessuno Stato membro può rifiutare la trascrizione di un matrimonio omosessuale contratto altrove, anche se nel proprio ordinamento tale istituto non esiste.
Ecco lo snodo drammatico: l’Europa pretende di riscrivere la nostra idea di famiglia, ignorando le radici cristiane del continente, fondate sul diritto naturale e sull’unione tra un uomo e una donna.
Proprio a questo punto, desideriamo invitarti a compiere un gesto concreto. Questa invasione delle competenze nazionali può essere fermata solo se i cittadini si fanno sentire.
Per questo, se ancora non l’hai fatto, ti invitiamo a sottoscrivere subito la petizione “Blocchiamo le ‘nozze’ Lgbt in Europa!”, promossa da Generazione Voglio Vivere.
La tua firma è un segnale forte: serve a proteggere le nostre radici cristiane, la nostra cultura giuridica, e la visione naturale dell’unione tra uomo e donna.
E per rendere questa battaglia ancora più incisiva, vogliamo potenziare la nostra grande campagna di sensibilizzazione online. Ma per farlo, abbiamo bisogno del tuo aiuto concreto!
Ogni contributo, anche piccolo, è un mattone posto contro questa imposizione europea. Contiamo su di te!
L’onda lunga della sentenza punta dritto all’intero continente, e infatti diversi parlamentari europei l’hanno denunciato apertamente.
È particolarmente significativa la testimonianza di Paolo Inselvini, eurodeputato di Fratelli d'Italia: "Quando chiediamo all'Ue di fare qualcosa a sostegno della famiglia ci si risponde che non è loro competenza. Ma quando si tratta di imporre riconoscimenti e definizioni giuridiche di cosa sia una famiglia, non ci si fa scrupoli. Una evidente forzatura.”
La sentenza, infatti, rischia di travolgere direttamente anche il nostro Paese.
Non è difficile immaginare il prossimo passo: basterà che una coppia omosessuale straniera si trasferisca in Italia per pretendere il pieno riconoscimento del matrimonio, scavalcando le scelte democratiche del nostro Parlamento.
Intanto, alcuni politici europei esultano per questa “svolta”, affermando che l’Italia deve adeguarsi al matrimonio egualitario e che non possono esistere unioni “di serie B”.
È la stessa pressione culturale e politica che da anni prova a demolire tutto ciò che richiama la nostra visione naturale e cristiana della famiglia.
La Corte sostiene addirittura che questa imposizione non minacci l’identità nazionale degli Stati membri – affermazione che contraddice il buon senso, perché la definizione di “famiglia” è uno dei pilastri più profondi dell’identità di ogni popolo.
E, pur ricordando che il matrimonio rientra formalmente nelle competenze degli Stati, impone comunque l’obbligo di riconoscere ciò che la legislazione nazionale non prevede affatto. Un paradosso giuridico che finisce per svuotare la sovranità nazionale.
Se non reagiamo ora, ci ritroveremo domani con una definizione di famiglia svincolata dal diritto naturale, dalle radici cristiane, dalla nostra storia. Ecco perché serve coraggio. E serve adesso!
Se l’Europa vuole cancellare la nostra identità, allora siamo noi a doverle ricordare chi siamo: un popolo che non si piega, una famiglia che non si lascia riscrivere.