Nel “dl Caivano” il contrasto alla pornografia

Nel “dl Caivano” il contrasto alla pornografia

Dopo i tragici fatti accaduti di recente a Palermo e nella provincia di Napoli, pare che qualcosa si sia smosso, e questo grazie anche alla tua voce.

Nella giornata di ieri il Governo ha infatti presentato al Paese il decreto legge Caivano che contiene al suo interno anche una misura atta al contrasto della fruizione di contenuti pornografici da parte di minori.

Si tratta di un pacchetto di misure o «modulodi intervento che non intende solo contrastare la piaga della criminalità dei minori ma anche offrire un’alternativa alla strada, allo spaccio e al crimine stesso», ha affermato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, in conferenza stampa.

Tra le misure previste dal decreto ce n’è in particolare una che ci sta a cuore e di cui abbiamo trattato recentemente.

Ci riferiamo proprio al tema dell’esposizione dei minori ai contenuti pornografici.

La ministra per la Famiglia Eugenia Roccella, intervenendo in conferenza stampa, ha sottolineato che la pornografia è dannosa per la salute perché crea dipendenza e che «la prima età di accesso è di 6-7 anni».

«Quando il Ministro Roccella ha citato l’età in cui si stima oggi il primo accesso ai siti pornografici, tra i6 e i 7 anni, ho visto qui la faccia di qualche mamma terrorizzata: è più o meno la faccia che ho fatto io quando ho scoperto questo dato», ha affermato la presidente del Consiglio Giorgia Meloni.

E il tema è della massima rilevanza poiché attiene il rapporto che si instaura tra minori e pornografia.

E quando si parla di pornografia, ha aggiunto la premier, si fa riferimento alla «lettura del sesso raccontata dalle piattaforme pornografiche che costruisce un
immaginario nel quale, per esempio, la donna è sempre consenziente, nella quale alcune pratiche che sono estreme vengono vendute come pratiche diffuse».


Con la conseguenza che spesso i giudici, quando si trovano dinanzi a casi di stupro perpetrati da minori, si interrogano circa l’effettiva responsabilità degli autori del reato, in quanto «sono carnefici o non sono carnefici nel momento in cui replicano lo stesso modello (offertogli dalla pornografia)?», ha osservato Giorgia Meloni.

Ed ecco perché la decisione di inserire dei sistemi di Parental Control, come prevede il decreto, costituisce secondo la premier la «cosa minima che si può e si deve fare».

Su tipologie di restrizioni maggiori, invece, spetterà al Parlamento in sede di conversione decidere, vista anche la delicatezza della questione che attiene la privacy delle persone.

Cosa dire al riguardo?

Che sicuramente il Governo ha avuto coraggio, perché affrontare una materia così discussa anche fuori dai confini nazionali, non è sicuramente cosa facile.

Coraggio che però costituisce pur sempre un primo, forse primissimo passo, come del resto ha ammesso la stessa Giorgia Meloni.

È evidente infatti che intervenire in blocco sui contenuti pornografici in se e per se costituisca un passo forte da intraprendere e che, sia chiaro, penso che debba
necessariamente essere preso.

Ci rendiamo tuttavia perfettamente conto che si metterebbe mano ad una materia che attiene un cardine dei sistemi liberali, i quali si fondano sulla necessità di contemperare la libertà dell’individuo con la sicurezza collettiva.

Per tale motivo credo che, come ti dicevamo, il Governo abbia avuto coraggio, in quanto ha implicitamente sancito che l’esposizione dei minori a contenuti pornografici è dannosa poiché crea dipendenza e può essere replicabile, come è stato sottolineato in conferenza stampa dal ministro per la Famiglia Roccella e dalla premier Meloni.

Ci auguriamo tuttavia che possano essere prese presto misure più stringenti che portino al divieto totale dei contenuti pornografici.

Anche su questa materia, infatti, parole chiarissime e che sposiamo in pieno si trovano nel Catechismo della Chiesa cattolica, nel quale si può leggere che:

«La pornografia consiste nel sottrarre all’intimità dei partner gli atti sessuali, reali o simulati, per esibirli deliberatamente a terze persone. Offende la castità perché snatura l’atto coniugale, dono intimo e reciproco degli sposi.

Lede gravemente la dignità di coloro che vi si prestano (attori, commercianti, pubblico), poiché l’uno diventa per l’altro oggetto di un piacere rudimentale e di un illecito guadagno. Immerge gli uni e gli altri nell’illusione di un mondo irreale.

È una colpa grave. Le autorità civili devono impedire la produzione e la diffusione di materiali pornografici» (n. 2354, Catechismo).

Qui non si tratta di essere credenti, ma di guardare in faccia la realtà. Sfidiamo una persona non credente a trovare una parola fuori posto in quel che ha appena letto.

Ebbene, ti diciamo che se si è sinceri ed onesti con se stessi, non la si troverà.

Per questo ti chiediamo di combattere insieme a noi e di sostenere questa battaglia, se hai a cuore anche tu il benessere e la salute morale, mentale e psicologica dei tuoi figli.

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