Nel Regno Unito più di 54.000 donne in ospedale con complicanze dopo l’aborto chimico
Sapevamo che, prima o poi, sarebbe uscita una notizia di questo tipo…
E quel momento è arrivato. Oltre 54.000 donne nel Regno Unito sono state costrette a farsi ricoverare in ospedale per le complicanze insorte dopo l’assunzione di pillole abortive.
A rivelarlo sono stati i dati ufficiali forniti dal Servizio Sanitario Nazionale inglese dal 2020 ad oggi, da quando cioè è stata consentita la vendita per corrispondenza di questi prodotti.
Tieni conto che, solo considerando il periodo compreso tra il 2024 ed il settembre 2025, si sono già verificati 12.140 ricoveri d’urgenza. Ed il dato è in costante crescita. Non solo.
Secondo l’Ufficio per il Miglioramento della Salute e la Disparità, 1 donna su 17 necessiterebbe di cure dopo un aborto chimico, avvenuto in modo incompleto o con gravi effetti collaterali.
Nonostante il problema sia di dimensioni rilevanti, né il governo inglese, né i fornitori di servizi abortivi diffondono i rapporti annuali sulla sicurezza.
Il guaio è che tutta questa omertà, tutto questo silenzio lascia le donne all’oscuro dei rischi che realmente corrono.
Il che è ancor più grave poiché la maggior parte degli aborti in Inghilterra avviene ormai a casa propria e nel 75% dei casi viene gestito in modo totalmente autonomo. Pazzesco!
Non possiamo starcene fermi e zitti di fronte ad una realtà tanto drammatica, che non riguarda soltanto il Regno Unito, ma è presente ovunque, anche in Italia.
Oggi abbiamo un modo molto concreto per far sentire forte la nostra protesta: è quello di firmare la petizione «Fermiamo l’aborto chimico!», promossa da Generazione Voglio Vivere.
È indirizzata al ministro della Salute, Orazio Schillaci, affinché tolga dal commercio questi prodotti, che costituiscono un serio pericolo per la salute delle donne e dei figli nel loro grembo.
Per sostenere tale petizione intendiamo anche lanciare una vasta campagna di sensibilizzazione tramite i social, che consentono di raggiungere tanti in poco tempo.
Per farlo abbiamo però bisogno del tuo aiuto.
È molto importante, perché oggi, su una questione rilevante come questa, vengono diffuse cifre ingannevoli e contraddittorie e questo non è corretto!
Ne vuoi un esempio? I centri clinici, che forniscono gli aborti chimici, parlano di un tasso di fallimento delle pillole abortive compreso tra il 2 ed il 3% soltanto.
In realtà, le aziende che le producono, attestano un rischio significativamente più alto, compreso tra il 4,5 ed il 7,8%.
Ciò nonostante, ovunque nel mondo, anche in Italia, Sinistre e radicali vogliono far credere che tali prodotti rappresentino la soluzione facile ed immediata ad una gravidanza indesiderata.
L’Associazione Luca Coscioni definisce addirittura questi metodi come «sicuri ed efficaci». Ma noi sappiamo come la verità sia un’altra…
Dietro la promozione dell’aborto chimico si nasconde un’imponente macchina di disinformazione. C’è chi lucra sulla pelle delle donne e dei figli non nati.
E tieni presente che, quando le cose vanno male, è necessario ricorrere ad un intervento chirurgico d’urgenza con tutti i margini di pericolo, che ciò rappresenta.
Lord Daniel Moylan del partito conservatore ha presentato alla Camera dei Lord in merito un disegno di legge.
Se approvato, costringerebbe il governo a pubblicare ogni anno rapporti aggiornati sulle complicanze verificatesi a seguito dell’aborto, tanto chimico quanto ospedaliero.
Difficilmente però tutto questo potrà avvenire prima dell’anno prossimo. Nel frattempo, le neo-mamme vengono lasciate a sé stesse, sole di fronte alle troppe incognite di scelte drammatiche.
Le donne non sono oggi poste nelle condizioni di esprimere un vero consenso informato, se i rischi vengono minimizzati o taciuti, come avviene oggi!
Blocchiamo insieme questa macchina di morte.
Per il bene delle donne e dei loro figli!